I Dieci Comandamenti riletti in modo laico, spesso spiazzante:
da “Ricordati di santificare le feste” si parte per raccontare la
storia degli immigrati che a Rosarno non conoscono riposo e di Bartolo,
un imprenditore che con il suo pullman li raccoglie e li porta alla sua
associazione per donagli un pasto caldo e dei vestiti; da “Non
commettere atti impuri” si viaggia in compagnia di don Maurizio
Patriciello, il prete campano che da anni denuncia l’avvelenamento della
sua terra a causa dei rifiuti abbandonati, interrati, bruciati.
E’ la sfida che Domenico Iannacone, giornalista noto al pubblico
per le sue inchieste a “Ballarò” e a “Presadiretta” lancia ogni lunedì
sera su Rai 3 con i “Dieci comandamenti”.
Il critico Aldo Grasso ha scritto che “I Dieci Comandamenti” sono solo
una suggestione narrativa, un puro spunto di partenza. E’ così?
«Non del tutto. Nella fase di preparazione del programma mi sono molto
documentato anche consultando esperti di religione proprio perché volevo
evitare che il riferimento ai Dieci Comandamenti fosse solo un orpello.
E poi perché il mio intento è di realizzare delle inchieste morali per
capire che tipo di società abbiamo sotto gli occhi. Viviamo un
momento di smarrimento ed è per questo che nel mio programma sono spesso
presenti sacerdoti, come don Patriciello, che rappresentano dei punti
di riferimento per le loro comunità. Ma la componente
spirituale è presente anche in figure laiche come l’imprenditore
Bartolo: quando gli ho chiesto chi glielo faceva fare a spendersi così
tanto per gli immigrati, lui mi ha risposto semplicemente: “Gesù”».
Nella puntata “Onora il padre e la madre” ha raccontato la
storia di una famiglia omogenitoriale, composta da due donne e quattro
bambini. In questo caso, è ben altro il significato che la Chiesa
attribuisce al Comandamento.
«Da giornalista credo che il mio compito sia quello di raccontare la
realtà e la realtà e che situazioni come quella che ho mostrato sono
sempre più diffuse. Non si può fare finta di niente, specie perché di
mezzo ci sono dei bambini. Detto questo, io stesso a un certo punto
dell’inchiesta mi chiedo: ma è giusto o è sbagliato?».
Da laico, c’è un Comandamento che più le sta a cuore?
«Non desiderare la roba d’altri. E’ quello di più drammatica attualità:
viviamo in una polveriera dove chi ha molto ha sempre di più e chi ha
poco perde quello che ha e si rischia di precipitare in un caos in cui
diventa sempre più difficile distinguere torti e ragioni. Per questo
motivo abbiamo scelto di dedicare la puntata su questo Comandamento alle
occupazioni di case da parte di chi ha perso la propria».