Ce lo disse papa Francesco cinque anni fa sbattendoci in faccia la realtà delle cose: noi non sappiamo più piangere. Era a Lampedusa e proprio dall’isola degli sbarchi lanciò un grido alle nostre coscienze che risuona ancora oggi quando i social si affollano di sconcertanti commenti di chi ormai non crede più neanche alla verità della morte di piccoli innocenti.
Ecco allora perché, ancor più in un momento storico come questo di “post verità”, post umanità, incredulità e crudele indifferenza, è così importante un’iniziativa come quella che Anpi, Arci, Libera e Legambiente lanciano per sabato 7 luglio. Quando don Luigi Ciotti e tanti come lui, che da quelle parole si sono sentiti provocati e offesi nel senso letterale di feriti, indosseranno “una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità”. Rossa «per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà» così recita l’appello congiunto rivolto a tutta Italia per contrastare le politiche italiane di chiusura ai migranti.
«Rosso – si legge nell’invito a indossare tutti sabato prossimo magliette colore del sangue - è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori”.
«Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna – prosegue l’appello- non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità».
«Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini», sottoscrivono la presidente nazionale Anpi Carla Nespolo, il presidente di Libera e del gruppo Abele don Luigi Ciotti, la presidente nazionale Arci Francesca Chiavacci, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e il giornalista Francesco Viviano.