Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 19 settembre 2024
 
dossier
 

Una mutilazione subita da 125 milioni di ragazze

27/12/2015  I dati sono spaventosi. Come gli effetti i questa pratica, che devasta il corpo e la vita di tante giovani donne. Anche in Europa e in Italia.

Un gruppo di ragazze masai che partecipa al rito di passaggio alternativo che evita la mutilazione rispettando la tradizione della cerimonia.
Un gruppo di ragazze masai che partecipa al rito di passaggio alternativo che evita la mutilazione rispettando la tradizione della cerimonia.

Quella contro le mutilazioni Genitali Femminili è una battaglia di civiltà che va combattuta ogni giorni, come fa Amref Health Africa che propone i riti di Passaggio Alternativi. In pochi anni hanno salvato oltre 4 mila ragazze in Egitto, Sudan, Mali, Kenya e Tanzania, Paesi africani fra i più colpiti, dove le mutilazioni genitali continuano ad avere un effetto devastante sul corpo, sui diritti e sul resto della vita della maggior parte della adolescenti.

Secondo un rapporto dell'Unicef  (http://data.unicef.org/child-protection/fgmc.html) del 2013 sono oltre 125 milioni le ragazze e le donne nel mondo che sono state sottoposte alla mutilazione genitale.

Un momento della cerimonia. Nel gruppo Tommy Simmons, di Amref.
Un momento della cerimonia. Nel gruppo Tommy Simmons, di Amref.

Ogni anno in Africa tre milioni di bambine subiscono la mutilazione

In alcuni Paesi come la Somalia e la Guinea questa pratica coinvolge il 95% delle donne. Sempre secondo l'Unicef, il 91% delle donne sposate in Egitto di età compresa tra i 15 e i 49 anni è stato sottoposto a un intervento di mutilazione genitale. Il 72% sono state operate da medici, anche se la pratica è illegale in Egitto dal 2008.

Nel dicembre 2012 l'Onu, con una risoluzione approvata all'unanimità, ha dichiarato la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. Ogni anno in Africa sono circa tre milioni le ragazze e le bambine che vanno incontro a questa pratica.

In Europa, secondo il Parlamento Europeo, sono 500 mila le donne che convivono con le mutilazioni genitali. In un’intervista di qualche tempo fa, Tommy Simmons, fondatore della sezione italiana di Amref Health Africa, diceva: «Molti Paesi hanno formalmente proibito la pratica delle mutilazioni delle ragazze, ma quando vanno ad incidere su usi e costumi tradizionali, molto radicati nell'identità stessa delle tribù, le leggi hanno un impatto molto moderato».




Anziani masai.
Anziani masai.

"Occorre rispettare la tradizione, ma proporre riti alternativi"

  

In molte comunità tale pratica viene fortemente sostenuta sia dagli uomini che anche dalle donne, in molti casi rappresenta il passaggio formale alla maturità delle ragazze, ritenendo di dare loro un senso di piena partecipazione adulta alla loro comunità di riferimento. Ma tale pratica provoca solo ferite profonde, non solo fisiche. Oltre a mutilarne il corpo, mutila le loro aspirazioni, le loro ambizioni e la possibilità di partecipare in modo paritario e costruttivo alla crescita della loro società.

Ancora Simmons: «L'unico modo sostenibile per eliminare questa molteplice amputazione dalla vita è di lavorare su più fronti, con le etnie dove la tradizione è più radicata e identificare insieme a loro riti di passaggio alternativi che permettano il rispetto delle tradizioni che necessitano di un atto formale, per sancire il passaggio alla maturità dei giovani, eliminando del tutto la violenza delle mutilazioni».

Dopo quasi 60 anni di lavoro per e con le comunità africane più bisognose, e anche grazie a un lavoro con le leadership locali più "illuminate", Amref Health Africa negli ultimi anni ha sviluppato riti di passaggio alternativi con diverse comunità Masai in Kenya e in Tanzania e con il sostegno formale di oltre 350 leader locali, che hanno denunciato pubblicamente questa tradizione.


Aumentano i Paesi che hanno dichiarato fuorilegge la pratica della mutilazione genitale

Tommy Simmons ricorda che «laddove vengono praticati, in un breve periodo i riti alternativi hanno portato a un marcato incremento della frequenza degli ultimi anni della scuola primaria e della scuola secondaria da parte delle ragazze locali, segnando così un visibile calo nel numero di matrimoni delle giovani e un incremento nei tassi di alfabetizzazione ‒ e di crescita sociale e di speranza ‒ delle ragazze».

Recentemente anche il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, ha annunciato che metterà fuorilegge la pratica della mutilazione genitale femminile. E in Nigeria dove 20 milioni di donne hanno subito la mutilazione, e dove incombe la minaccia dei terroristi di Boko Haram, lo Stato ha dichiarato già dal maggio scorso fuorilegge questa pratica, con una legge che condanna la pratica della mutilazione genitale femminile, firmata dall’ormai ex presidente Goodluck Jonathan.


I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo