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venerdì 08 novembre 2024
 
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Una nazione epurata

12/04/2015  Gli armeni vengono sacrificati sull’altare degli stravolgimenti del Novecento e della fine dei Grandi Imperi. Ma quello degli armeni è uno sterminio negato

E’ una nazione che non c’è più, epurata sistematicamente tra fine del secolo Ottocento e l’inizio del secolo Novecento. E’ la storia della nazione armena e del suo massacro, un milione mezzo di bambini, donne e uomini. Il centenario ricorre il 24 aprile, ma è una data simbolica perché la liquidazione degli armeni comincia nel 1894 sotto il sultano Abdul Hamid II e prosegue con il governo “Giovani Turchi” negli anni della fine della Sublime Porta, mentre infuria la Prima Guerra mondiale e la Turchia decide di sbarazzarsi degli armeni insieme alla complessa ingegneria demografica e geopolitica dell’Impero ottomano.

Gli armeni vengono sacrificati sull’altare degli stravolgimenti del Novecento e della fine dei Grandi Imperi. Ma quello degli armeni è uno sterminio negato e neppure si può usare la parola genocidio per indicarlo, per non irritare la Turchia. Gli armeni lo chiamano “Metz Yeghern”, il “Grande male”. Gli storici concordano sul fatto che il massacro degli armeni segna il vero inizio del secolo XX e che sia il prototipo di tutte le pulizie etniche che hanno segnato il secolo scorso e delle violenze che hanno sradicato qualsiasi diversità dalla storia, al cui culmine va posta la Shoah e lo sterminio del popolo ebraico.

Rz Segal, storico dell’università di Tel Aviv, che da anni studia i parallelismi e le differenze tra diversi genocidi, non ha dubbi e spiega che «lo sterminio degli armeni connota l’inizio del Novecento» e che i nazisti si ispirarono a quel genocidio «declinandolo in senso più ampio e ancor più radicale». Il prossimo 24 aprile a Yerevan, capitale dell’Armenia, dove un impressionante memoriale ricorda le vittime, si terranno le commemorazioni ufficiali del genocidio armeno a cui parteciperanno il presidente russo Putin, quello francese Hollande e il vice-presidente americano Bieden. L’Italia non manderà nessun rappresentante del governo, ma una delegazione di parlamentari. Ciò per non irritare la Turchia con cui l’Italia ha aperto importanti linee di credito commerciale e industriale. Il governo di Erdogan l’anno scorso si era spinto dove nessun governo turco era mai arrivato con un messaggio al governo armeno nel quale faceva le condoglianze ai discendenti degli armeni morti «nelle circostanze dell’inizio del secolo XX», precisando che «è un dovere umano capire e condividere la volontà degli armeni di commemorare le loro sofferenze durante quel periodo».

Erdogan per questa nota ricevette critiche radicali da molto settori della società turca. E quest’anno ha deciso di fare retromarcia, cercando di disinnescare le celebrazioni armene e organizzando proprio per quella data le celebrazioni per il centenario della vittoria turca nella battaglia dei Dardanelli, che di solito si ricorda il 25 aprile, alle quali ha invitato 102 capi di Stato, tra cui anche il presidente armeno Sersh Sargsyan. Il presidente armeno ha aspramente criticato l’invito di Erdogan denunciando il «grossolano tentativo di distrarre l’attenzione della comunità internazionale dalla commemorazione del centenario del genocidio».

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