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mercoledì 25 giugno 2025
 
IL PUNTO
 

Una nuova centralità per la famiglia in Italia: dalle promesse alle premesse

04/12/2021  Per la prima volta il Governo si è presentato non con progetti e impegni proiettati sul futuro, ma forte ed orgoglioso – giustamente – di alcuni provvedimenti concreti, significativi, di grande potenzialità e di sicuro impatto, come l'assegno unico universale, il Family Act e gli stanziamenti per gli asili nido. Tante luci e qualche ombra: Francesco Belletti, del Cisf, traccia un bilancio della quarta Conferenza nazionale sulla famiglia

È sempre importante l’appuntamento della Conferenza nazionale sulla famiglia, ma quest’anno ci si è trovati di fronte ad una situazione particolare, e nel complesso gli esiti della Quarta Conferenza sono sicuramente positivi, per due principali motivi.

In primo luogo, in positivo, il Governo per la prima volta si è presentato alla pubblica opinione non con progetti, impegni e stanziamenti sul futuro, ma forte ed orgoglioso – giustamente – di alcune provvedimenti concreti, significativi, di grande potenzialità e di sicuro impatto, se terranno nei prossimi anni: l’introduzione definitiva dell’assegno unico universale, con un budget complessivo tra i 19 e i 20 miliardi, misura di concreto sostegno per tutte le famiglie con figli tra 0 e 21 anni; l’approvazione del Family Act, disegno organico delle politiche familiari nel loro complesso; gli stanziamenti per gli asili nido (con relativi Bandi già approvati, almeno secondo quanto annunciato nella Conferenza stessa), pari a circa 4,6 miliardi per i prossimi anni. Su ciascuno di questi interventi si può ragionare, discutere, proporre miglioramenti (ad esempio l’assegno si dovrebbe attestare attorno ai 175 Euro al mese, a fronte di stime sui costi di un figlio di oltre 650 Euro mensili…). Tuttavia le misure ci sono, e non ci si è limitati a dire “faremo, si dovrebbe fare, in futuro…”.

In secondo luogo, sempre in positivo, per la prima volta  da oltre trent’anni la disponibilità di risorse economiche non sembra essere un problema, e gli interventi per la famiglia sembrano aver conquistato una posizione di rilievo nell’agenda Paese.  Si tratta dell’effetto PNRR, la grande opportunità di aver a disposizione, da qui al 2026,  una cifra di circa 240 miliardi, entro cui anche le politiche per la famiglia hanno trovato un ampio spazio. Questo peraltro non era scontato, perché le esigenze e le richieste di impiego delle risorse per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono molteplici. Tuttavia – e anche di questo bisogna dare atto alle forse politiche, soprattutto nel nuovo scenario di unità nazionale costruito attorno al premier Draghi -  sembra essersi affermata in modo consolidato la consapevolezza che le politiche per la famiglia sono ormai un tassello irrinunciabile di un progetto di coesione sociale di cui il Paese ha bisogno per uscire dall’emergenza, ben oltre di ogni possibile rilancio del PIL e degli indicatori tradizionali dell’economia di mercato. Nella Conferenza si è parlato di sviluppo sostenibile e di valore contributivo della famiglia: noi preferiamo le definizioni che parlano del capitale sociale della famiglia e del suo valore aggiunto (temi di due importanti Rapporti Cisf , già nel 2003 e nel 2007). Ma, al di là delle parole, il senso non cambia: la ripartenza sostenibile del Paese passa per la ripartenza delle famiglie. E di questo la politica sembra ormai tutta convinta – al punto che i recenti provvedimenti sono stati approvati in Parlamento con una unanimità pressoché assoluta (nessun voto contrario, sparute astensioni).

La Conferenza si è posta come esito di un lavoro di consultazione (soprattutto telematico, anche a causa della pandemia), e come punto di partenza per la redazione di un nuovo Piano Nazionale per la Famiglia. Vale la pena di ricordare che il primo Piano era stato frutto della Conferenza di Milano 2010, poi approvato nel 2012, che però è rimasto chiuso nei cassetti del Governo, senza alcuna implementazione rilevante. Del resto, il Piano del 2012 non prevedeva alcuna indicazione sulle risorse da impiegare: il che lo ha condannato inevitabilmente. Quindi confidiamo che il nuovo Piano, quando approvato, non si limiti ad essere uno strumento di programmazione solo strategica, ma inneschi da subito un’operatività concreto, una quantificazione di risorse economiche e tempi di attuazione, nonché meccanismi puntuali e partecipati di monitoraggio e valutazione (esigenza, quest’ultima, ampiamente presente anche nella Conferenza appena conclusa).

Sul punto della partecipazione peraltro, nonostante il lavoro preparatorio svolto,  l’evento è sostanzialmente rimasto dedicato agli addetti ai lavori, con scarsissima divulgazione alla pubblica opinione – prova ne sia anche la pubblicizzazione dell’evento soltanto il giorno 23 novembre, sul sito del Dipartimento, a soli dieci giorni dalla realizzazione delle giornate della Conferenza. Come se non fosse rilevante coinvolgere la pubblica opinione, la popolazione, le famiglie tutte, in un appuntamento in cui si discutono le policies che dovrebbero cambiare la loro vita quotidiana. Di fatto è stato limitatissimo l’impatto sui media nei giorni precedenti. Così, i seminari on line preparatori e la consultazione on line aperta sul sito del Dipartimento Famiglia non hanno innescato alcun dibattito pubblico, e nel programma delle brevi giornate di Conferenza ben poche sono state le voci “non istituzionali”. Forse il volto e l’intervento che rimarrà di più in mente a chi ha seguito i lavori (in presenza, tra i pochi di Palazzo Rospigliosi, a Roma, e tra chi si è collegato via web) è proprio quello del medico Serena Cancla, coraggiosa mamma di 37 anni con tre figli, che verso la fine dei lavori ha potuto raccontare cosa sia in concreto la fatica di una giovane coppia, tra tempi di cura dei figli, precarietà e impegno del lavoro e sfide economiche. Ecco, magari un suggerimento: la prossima volta, anziché far parlare le famiglie per ultime, per brevi minuti, sarebbe meglio inserire voci coraggiose e chiare, come quella di Serena, all’inizio di ogni sessione, in modo che tutti i numerosi membri del Governo che sono intervenuti potessero sentire PRIMA la voce delle famiglie, e poi offrire le loro riflessioni – pur nel complesso pregevoli. Così si sarebbe un po’ attenuato l’effetto “passerella dei soliti noti”, che in qualche modo ha comunque caratterizzato, in negativo, i lavori della Conferenza.

Per concludere queste brevi riflessioni a caldo, i temi affrontati nelle giornate meritano ben altro approfondimento, e certamente se ne dovrà riparlare, confrontandosi con progettualità e posizioni non sempre unitarie (ad esempio bisognerà riparlare della proposta del Forum delle associazioni familiari di istituire un “tavolo permanente sulla natalità”, trasversale alle forze politiche). Ma bisogna dare atto al Governo in carica (e al Ministro Elena Bonetti, per il grande impegno personale e la forte capacità di dialogo) di aver inserito la famiglia in modo forte tra i fattori di sviluppo del Paese, da subito e per il futuro immediato, rappresentando la famiglia e le sue relazioni non più come un costo sociale, ma come una risorsa strategica, su cui investire, certi che le famiglie sapranno generare un di più di bene comune.

                                          Francesco Belletti, 

                                          direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia) di Milano

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