Gentile professoressa, le scrivo per chiederle un parere e spero una rassicurazione. Dopo mesi di riflessioni per decidere dove iscrivere la bambina alla primaria io e mio marito ci siamo decisi per una scuola unica nel suo genere (ha il parco scolastico più grande d’Europa e un progetto all’avanguardia dedicato all’accoglienza e integrazione dei bambini figli di stranieri o appena arrivati in Italia), oltre a essere molto vicina a casa così da poterla raggiungere a piedi. L’unica perplessità che resta è legata alla composizione delle classi: il 65% degli alunni è di origine straniera. La nostra non è una famiglia razzista né cresciamo i figli nei pregiudizi, le chiedo però se, sul fronte dell’apprendimento e delle competenze, per i bambini italiani questo non sia un handicap.
Grazie REBECCA
Cara Rebecca, le rassicurazioni che chiedi mi sembra che tu le abbia già trovate in fondo al tuo cuore e alla tua mente. Le leggo tra le righe della tua lettera dove più che la preoccupazione emerge l’emozione per l’inizio del percorso scolastico di tua figlia. Un grande parco, didattica e progetti all’avanguardia, la scuola di zona, insomma, cosa volere di più? Resta solo la preoccupazione per quel numero così alto di bambini stranieri e la paura che questo possa diventare un freno al suo apprendimento. Su questo provo a rafforzare le ragioni della tua scelta, attraverso un dato oggettivo. Si è visto infatti che confrontando i risultati dei test “Invalsi” non esistono grandi discrepanze tra le scuole con un alto tasso di stranieri e quelle dove la loro presenza è minima. Inoltre non bisogna lasciarsi ingannare dalla provenienza geografica, perché molti di quei bambini sono nati in Italia, hanno già frequentato asili nido e scuole materne nel nostro Paese imparando la lingua italiana e riducendo, se non annullando, il gap che più di altri impedisce l’inclusione e l’apprendimento nel gruppo classe. Sicuramente c’è un po’ di sda nella tua scelta e la giusta consapevolezza che imparare già da piccoli a relazionarsi con le diversità ci prepara per un mondo sempre più cosmopolita e multietnico, sviluppando capacità e competenze che andranno al di là delle note conoscenze, il leggere, lo scrivere e il far di conto. Una grande palestra dove far crescere quella che oggi viene chiamata intelligenza sociale che, come dimostrato da molti studi, è ritenuta una delle qualità più importanti nel mondo del lavoro. I rischi che vedo quindi sono pochi, purché i docenti siano all’altezza di questa complessità che non va negata perché, se la scuola multietnica è uno stimolo per una didattica innovativa, è necessario da parte loro un costante impegno di formazione. Cara Rebecca, sii felice e era della tua scelta, libera e aperta al mondo. Tua figlia, ne sono certa, ha già imparato da te e da tuo marito la bellezza di guardarlo con occhi differenti, senza pregiudizi e questo davvero non ha prezzo.