Il Family global compact è un progetto del 2021 del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e della Pontificia accademia delle scienze sociali, con la collaborazione del Cisf, conclusosi lo scorso 30 maggio con la presentazione di un documento finale.
Il progetto interpella, in primo luogo, i Centri di ricerca dedicati alla famiglia all’interno delle Università cattoliche, ma riguarda anche l’intera comunità ecclesiale, con i seguenti obiettivi:
1) attivare un processo di dialogo e di maggiore collaborazione fra i centri universitari di studio e ricerca sulla famiglia che si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa, per rendere più feconda la loro attività;
2) creare maggiore sinergia, nei contenuti e negli obiettivi, tra comunità cristiane e università cattoliche;
3) favorire la cultura della famiglia e della vita nella società, affinché scaturiscano proposte e obiettivi utili alle politiche pubbliche; 4) armonizzare e sostenere le proposte emerse, affinché il servizio alla famiglia sia arricchito e supportato sotto i versanti spirituali, pastorali, culturali, giuridici, politici, economici e sociali.
Il documento finale ha individuato 14 temi chiave, oggi cruciali per il futuro della famiglia, relativi alla qualità interna delle relazioni familiari, al rapporto tra famiglia e società, al ruolo attivo delle famiglie nella vita sociale, all’individuazione delle politiche pubbliche che meglio possono aiutare a far fiorire la vita delle famiglie, proteggendole dalle molte e complesse sfide presenti nei diversi contesti nazionali. Per ciascun tema chiave il Family global compact individua le sfide prevalenti, tratteggia le possibili proposte e azioni specifiche per sostenere le famiglie, e indica anche una “agenda di temi di ricerca” per le università.
A titolo esemplificativo,si riporta qui,di seguito,un odei punti più significativi e innovativi del documento: Il discorso pubblico sulla famiglia: testimoniare e comunicare la bellezza (punto 2.4).
Sfide: Nella società contemporanea prevale un discorso pubblico sulla famiglia che ne evidenzia le vulnerabilità, gli aspetti negativi e gli elementi di vincolo alla libertà individuale. Sono inoltre prevalenti, nei media, le “cattive notizie”, in particolare quelle relative alla famiglia. Lo story telling di buone pratiche, di relazioni positive,di modellifunzionanti è invece menofrequente. Le stesse famiglie, anche nelle loro forme associate, faticano a generare un racconto pubblico della famiglia come “buona notizia”, e a volte rendono la propria comunicazione funzionale solo ad aspetti rivendicativi/prestazionali.
Si perde così l’opportunità di raccontare la famiglia come risorsa strategica per il benessere delle persone e della società. È invece importante riconoscerela bellezza della comunione di amore che si vive in famiglia, nel dono reciproco e gratuito, nella paternità e nellamaternità, neilegami familiari, superando le ideologie contrapposte e ritornando al reale. Per questo, la narrazione della bellezza e della gioia dell’amore in famiglia dovrebbe partire dal basso, dalle famiglie stesse, come testimonianza viva, affinché esse possano esprimere la propria identità e i propri interessi.
Proposte: 1) Richiedere spazi nei media mainstreaming in cui la narrazione delle famiglie possa trovare voce adeguata e competente, in una narrazione pro-positiva e non solo sensazionalistica ed emergenziale; 2) intervenire sui codici pubblici di regolamentazione/autoregolamentazione, per bloccare (o almeno protestare contro) le narrazioni che siano percepite come ostili alle relazioni familiari generative e solidali; 3) generare una rete di narrazione familiare che sia espressione diretta delle famiglie, anche valorizzando le potenzialità dei nuovi media digitali (social,broadcastingdiffuso, comunicazionepeer to peer), che progressivamente sappia generare contatti, destinatari dei racconti e autori di un nuovo story telling della “famiglia buona notizia/good news”.
Azioni specifiche:1) Promuovere la formazione delle famiglie all’uso dei media, delle piattaforme e dei loro contenuti a tutela dell’educazione dei figli; 2) monitoraggio delle modalità prevalenti di rappresentazione pubblica della famiglia (ed eventuali azioni di sostegno/pressione sui media); 3) momenti formativi/di confronto con gli operatori dei media (segue l’agenda di ricerca per il lavoro delle università – per il testo integrale vediwww.familyglobalcompact.org).
Al cuore del Family global compact sta, quindi, un’idea di famiglia come risorsa di libertà e di benessere per le persone e la comunità: non un malato da assistere,ma un soggetto dicui valorizzare la capacità solidaristica e le potenzialità di rigenerare la comunità ecclesiale e sociale. In piena sintonia con Amoris laetitia 184, quando ricorda che «con la testimonianza, e anche con la parola, le famiglie parlano di Gesù agli altri, trasmettono la fede, risvegliano il desiderio di Dio, e mostrano la bellezza del Vangelo e dello stile di vita che ci propone.
Così i coniugi cristiani dipingono il grigio dello spazio pubblico riempiendolo con i colori della fraternità, della sensibilità sociale, della difesa delle persone fragili, della fede luminosa, della speranza attiva. La loro fecondità si allarga e si traduce in mille modi di rendere presente l’amore di Dio nella società».