Ad alimentarne continuamente fama e ricordo ci pensano una devozione e un santuario. La devozione è quella del Sacro Cuore di Gesù, vissuta da molti attraverso la pratica dei primi nove venerdì di ogni mese. Il santuario, invece, è quello imponente (uno tra i monumenti più bianchi d'Europa, insieme al Vittoriano, a Roma) costruito a Parigi tra il 1875 e il 1914, ma consacrato nel 1919. Un santuario, quello del Sacre Coeur de Paris, che domina Montmartre, la zona degli artisti e del Moulin Rouge, il quartiere maledetto, del genio e della sgregolatezza.
In realtà Margherita Maria Alacoque, francese doc, più che della capitale, Parigi, è frutto della Borgogna, legata com'è a Paray-le-Monial. Proprio in Borgogna, infatti, nacque nel 1647: ebbe una
giovinezza difficile, soprattutto perché dovette vincere la resistenza
dei genitori per entrare, a ventiquattro anni, nell'Ordine della
Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Margherita, diventata
suor Maria, restò vent'anni tra le Visitandine, e fin dall'inizio si
offrì «vittima al Cuore di Gesù». Fu incompresa dalle consorelle,
malgiudicata dai superiori.
Anche i direttori spirituali dapprima
diffidarono di lei, giudicandola una fanatica visionaria. Il beato
Claudio La Colombière divenne preziosa guida della mistica suora della
Visitazione, ordinandole di narrare, nell'autobiografia, le sue
esperienze ascetiche. Per ispirazione della santa, nacque la festa del
Sacro Cuore, ed ebbe origine la pratica dei primi nove venerdì di ogni mese.
Morì il 17 ottobre 1690.
Il 18 settembre 1864 Margherita Maria Alacoque fu beatificata da papa Pio IX, e poi canonizzata nel 1920, durante il pontificato di papa Benedetto XV. La sua memoria liturgica ricorre il 16 ottobre. Nel 1928 Papa Pio XI riconobbe - nell'enciclica Miserentissimus Redemptor - la credibilità da parte della Chiesa cattolica delle visioni a Margherita Maria Alacoque, affermando che Gesù le "si manifestò".