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sabato 07 settembre 2024
 
Colloqui col Padre
 

Una scuola che accoglie i colori di tutti

11/03/2015  «Si dice che la scuola di Stato è laica, ma chiediamoci che cosa si intende con ciò. Saremmo davvero fuori strada se volesse significare che al suo interno non c’è spazio per la religione». Don Sciortino risponde.

Le scrivo in merito alla vicenda della benedizione pasquale nelle scuole di Bologna. Qualcosa di simile è avvenuto anche nel territorio della mia parrocchia, dove la Direzione scolastica ha deciso, applicando il regolamento, che la tradizionale benedizione pasquale non potrà avvenire durante l’orario scolastico per non discriminare gli studenti non cattolici. Visto che l’accoglienza del prete da parte dei docenti e degli alunni è sempre stata cordiale e serena, e che il semplice gesto di preghiera è proposto e non imposto, non divide ma piuttosto avvicina i ragazzi di fedi diverse, mi chiedo se questa norma tuteli davvero tutti e non discrimini nessuno.

Si dice che la scuola di Stato è laica, ma chiediamoci che cosa si intende con ciò. Saremmo davvero fuori strada se volesse significare che al suo interno non c’è spazio per la religione, e che l’esperienza religiosa non ha diritto di cittadinanza nella vita pubblica. Si tratterebbe, nel caso, di laicismo, cioè di una visione del mondo e dell’uomo che esclude Dio. Sarebbe una “nuova religione” che verrebbe imposta agli studenti.

Ma chi l’ha detto che per rispettare la fede degli altri si debba nascondere la propria? Una preghiera non discrimina nessuno. L’offesa, semmai, è deridere i simboli delle altre religioni, non riconoscerne il valore, considerarle pericolose o negare i luoghi dove riunirsi a pregare. La scuola dovrebbe favorire l’integrazione ed educare i ragazzi a dialogare e confrontarsi con chi ha un credo diverso. Invece, quando si nega una manifestazione pubblica della fede, perché si ritiene che possa offendere chi la pensa diversamente, è questo che fa percepire la religione dell’altro come un pericolo, alimentando paure e dif denze. Per dialogare con le altre culture non devo fare tabula rasa della mia storia e delle mie tradizioni. Eliminare ogni colore dalla scuola perché nessuno si senta discriminato, è una sorta di violenza, impone un pensiero unico. Preferisco una scuola che accoglie e rispetta i “colori” di tutti.
DON MICHELE L.

È giusto rispettare i diritti di tutti. E, paradossalmente, mi verrebbe da aggiungere che andrebbero rispettati anche i diritti della maggioranza. In alcune scuole di Bologna, nel nome della laicità dello Stato, è stata impedita la consueta benedizione pasquale, che è sempre avvenuta al di fuori degli orari scolastici, e a cui partecipavano solo i bambini che lo desideravano, accompagnati dai loro genitori. Nessun obbligo o forzatura. Più che ricorrere al Tar, questi paladini della laicità dovrebbero far ricorso al buon senso, cominciando intanto a rispettare una decisione votata dalla stragrande maggioranza dei genitori e degli insegnanti. Non c’è nulla di peggio dell’intolleranza di chi si fa paladino – spesso nemmeno richiesto – dei diritti di qualcun altro. Come ricorda don Michele, bisogna davvero intendersi sul termine laicità e che cosa voglia dire uno “Stato laico”. Spesso si confonde la laicità o la neutralità con un atteggiamento ostile nei confronti della religione cattolica, che si vorrebbe bandire dalla vita pubblica e ridurla a un fatto puramente privato, da relegare nell’intimo delle coscienze o dei recinti sacri. Molti vivono la religione come un fatto arcaico, estraneo a una società moderna, che non si pone più il problema di Dio e vive come se Dio non esistesse. Ma una società che non dà cittadinanza pubblica a Dio

 
 
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