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lunedì 14 ottobre 2024
 
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Una scuola senza voti e senza compiti? È l'ora di parlarne

12/10/2016  Novanta mamme di Varese presentano il progetto di un percorso formativo che elimini il lavoro a casa e preveda forme di valutazione alternative. Giusto o sbagliato? È l'ora di parlarne, avendo come unico obiettivo la crescita dei bambini.

LE MAMME DI VARESE PER UNA SCUOLA SENZA VOTI E SENZA COMPITI  Una novantina di mamme di Varese hanno presentato al sindaco della loro città una petizione per un progetto di scuola diverso, rispetto a quello attuale, con la richiesta di portarla al ministero dell'Istruzione. Punto centrale del progetto, è una scuola a tempo pieno, ma senza compiti per casa, e senza voti, sostituiti da una valutazione compartecipata. 

Queste mamme fanno riferimento al progetto "Una scuola", che è stato messo a punto all'interno dell'Università Bicocca di Milano dalle ricercatrici Francesca Antonacci e Monica Guerra, in collaborazione con i maestri di scuola primaria Luca Tondini e Rosaria Violi (per approfondire: http://unascuola.blogspot.it/p/manifesto-per-una-scuola.html). 

L'idea di fondo è quella di pensare una scuola a tempo pieno, strutturata in 40 ore settimanali, durante le quali le lezioni dialogiche prevarranno su quelle frontali e i bambini saranno chiamati a lavorare spesso in gruppo, soprattutto nei laboratori previsti nella seconda parte della giornata. I bambini non saranno costretti a passare otto ore al giorno seduti al banco, ma lavoreranno in cerchio e, in una certa misura, all'aria aperta, valorizzando la manualità. 

L'assenza dei compiti a casa è una diretta conseguenza di questa impostazione, che prevede anche l'eliminazione dei voti così come sono concepiti oggi, in quanto inibenti la creatività dei piccoli alunni. Saranno sostituiti da una valutazione compartecipata, che avrà come unico fine la crescita del bambino, concertata fra insegnanti, la famiglia e gli scolari stessi. 

I RIFERIMENTI DEL PROGETTO "UNA SCUOLA"

L'iniziativa di Varese si appoggia da un punto di vista teorico al progetto "Una scuola" dell'Università Bicocca. I riferimenti del progetto sono in realtà diversi, alcuni impliciti, altri espliciti. Il richiamo alla scuola finlandese e a quella montessoriana sono evidenti, ma nel dibattito sulle importanti questioni sollevate non vanno dimenticati altri precursori di un modello scolastico alternativo. Don Milani, ad esempio, fu tra i primi a volere e ad attuare, in quell'indimenticabile esperimento che fu Barbiana, un'attività formativa senza voti, centrata sul progresso del singolo e della piccola comunità che è la classe, anziché sul giudizio. 

Della questione di una scuola senza voti si è occupata di recente anche Uppa, la rivista dei pediatri e degli specialisti dell'infanzia: «Valutare gli apprendimenti a scuola è essenziale perché consente di migliorare le strategie didattiche ed educative; lo studente inoltre ha bisogno della valutazione per essere protagonista del proprio apprendimento. Eppure il voto numerico, reintrodotto nelle scuole elementari e medie nel 2008, è lo strumento più sbrigativo e inadeguato per valutare l’apprendimento. Si è visto, infatti, che la valutazione sintetica espressa da un numero è inadatta a esprimere la complessità del processo di apprendimento. Da un punto di vista concettuale la votazione innesca meccanismi competitivi tra gli studenti, esercita pressione sulle famiglie, e impone una visione riduttiva di ciò che la scuola rappresenta (o dovrebbe rappresentare)» (www.uppa.it).

Esistono progetti pedagogici che già si muovono in questa direzione. La Philosophy for children (P4C), ad esempio, non solo prevede un'autovalutazione dei bambini alla fine della sessione filosofica, ma da tempo già pratica un metodo dialogico e cooperante - con i protagonisti seduti in cerchio e non dietro i banchi - in cui è la comunità formata dagli alunni, "guidata" da un esperto, a darsi le regole e scegliere i temi da approfondire e a edificarsi come gruppo che si confronta, impara a rispettarsi, ad accettare il diverso, a costruire un'identità condivisa (www.filosofare.org).

Ricorrente è anche il tema dei compiti per casa. Quest'estate è salita agli onori della cronaca, ad esempio, la lettera in cui un padre - anch'egli di Varese - spiegava agli insegnanti di suo figlio perché non avesse svolto i compiti per le vacanze e con quali attività li avesse sostituiti.

VOTI E COMPITI PER CASA: QUESTIONI DA AFFRONTARE PER LA SCUOLA DEL FUTURO

  

La sensazione è che un dibattito serio e approfondito, non ideologico, sulla scuola che verrà sia ormai improcrastinabile. Il discorso sui criteri di valutazione dell'attività del bambino della scuola primaria e sull'utilità dei compiti per casa o per le vacanze sono il sintomo dell'urgenza, sempre più avvertita fra i genitori ma anche fra tanti docenti, di una riforma del nostro modello scolastico. 

Da tempo le scienze umanistiche, pedagogiche ed educative propongono ricerche che incoraggiano un ripensamento dell'attuale sistema, con un unico obiettivo: offrire ai bambini il percorso di crescita ideale, affinché la loro personalità possa sbocciare e diventino consapevoli delle proprie risorse. Il primo passo da compiere, dunque, è quello di accettare il dibattito e di avviare un confronto serio e continuativo, non estemporaneo, fra insegnanti, famiglie, esperti del mondo dell'infanzia e - non dimentichiamoli - i bambini. 

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