il sindaco di Vigonza Nunzio Tacchetto
Si può sopravvivere senza smartphone per una settimana? Si può recidere almeno per pochi giorni quel filo a cui appendiamo la nostra vita “virtuale”? E’ la sfida “titanica” che ha lanciato il sindaco di Vigonza, comune del Padovano, Nunzio Tacchetto, ai ragazzi del suo paese.
Per tutti coloro che riusciranno nella “mission impossible“ il primo cittadino di Vigonza ha messo in palio una gita al parco dei divertimenti di Gardaland. Ebbene, 58 studenti delle medie hanno accettato di mettersi alla prova: niente cellulare per sette giorni. Niente Whatsapp, niente Instagram, niente Facebook e neanche Snapchat. Zero connessioni.
Gli smartphone sono stati imbustati, sigillati e depositati in custodia in Municipio. La prima reazione del sindaco è stata di sorpresa: mai si sarebbe atteso un numero così alto di ragazzi disposti a “disintossicarsi” dal cellulare, ha dichiarato. Pare che l’iniziativa, assieme alle immancabili critiche di chi è contrario a tutto per “partito preso”, abbia riscosso il plauso convinto di molti genitori e insegnanti delle scuole di Vigonza. Tacchetto ha anche spiegato che l’insolito concorso, lungi dall’essere una delle tante stravaganti battaglie antimoderniste, vuole soltanto far riflettere i giovani utilizzatori del cellulare dei benefici che può comportare un uso più controllato e parsimonioso dello smartphone e, viceversa, dei rischi connessi ad un suo abuso.
Il giorno dopo l’uscita della notizia che informava sull’iniziativa del Comune padovano, ne usciva un’altra che dava conto di un sondaggio realizzato dalla Prefettura di Venezia su 4650 studenti, 358 docenti e 682 genitori del territorio sull’uso dello smartphone. Risultato? Il 30 per cento dei ragazzi si sveglia di notte per chattare o rispondere ai messaggi, mentre il 25 per cento di loro è sempre (cioè acca24) connesso.
E allora perché non provare a sperimentare quante cose interessanti e divertenti si possono fare durante il giorno, e quanto sonno si recupera di notte, col tempo risparmiato dalla chat compulsiva? Perché non provare a connettersi di meno e a relazionarsi un po’ di più? Per chi è nato “digitale” e non ha quindi memoria di come si potesse vivere e magari anche essere felici senza un display sempre acceso in mano può essere un’esperienza arricchente. Una vera e propria scoperta.
Lo scopo dell’esperimento, in altri termini, non è quello di privarsi di uno strumento utilissimo che la tecnologia ha fornito, bensì di evitare di diventare dipendenti da esso, rischiando di compromettere il dialogo e le relazioni in carne ed ossa.
Quella dell’amministrazione di Vigonza non è la prima proposta del genere. A Vicenza, due anni fa, ci fu chi propose un’esperienza simile di “digiuno digitale” (vedi nostro servizio tra i pezzi correlati). Un gruppo di genitori della parrocchia di Sant’Andrea praticarono per tutto il mese di marzo questa singolare “dieta”, impegnandosi a limitare l’invadenza dei dispositivi digitali per riutilizzare il tempo guadagnato nei rapporti diretti con familiari e amici. Alla fine scoprirono che si può fare, con un piccolo sforzo, e che, anzi, ci guadagna la qualità della vita. Anche in quel caso lo scopo era quello di educare a un uso intelligente e non invasivo dei social network e di internet, ponendo delle semplici regole condivise da tutti, adulti e ragazzi, genitori e figli.
I vincitori del concorso indetto dal sindaco Tacchetto saranno sicuramente i ragazzi che si sono cimentati nella “disintossicazione”, ma, come già ha sottolineato qualcuno, vincitore sarà comunque anche il sindaco che ha dato loro la possibilità di mettersi alla prova.
Mai gita a Gardaland sarà più meritata. Un unico dubbio: chi resisterà dalla tentazione di farsi un selfie sulle montagne russe?