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venerdì 28 marzo 2025
 
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Una sfida per gli Usa e il mondo: le reazioni di vescovi americani, Vaticano e Movimento per la vita

24/06/2022  «Per quasi 50 anni c'è stata una legge ingiusta, pensiamo ai bimbi cui è stato impedito di nascere, alle donne e agli uomini che hanno sofferto a causa dell'interruzione della gravidanza», dice la Conferenza episcopale statunitense. «È una questione sociale: che posto ha la difesa della vita in una società civile? Si riapra un dibattito non ideologico», afferma la Pontificia accademia per la vita. E il Movimento per la vita: «È un  segnale forte. La politica inizia a riconoscere il concepito come essere umano, come uno di noi. L’aborto non è un diritto»

Foto Reuters. In alto e in copertina: un neonato, foto Ansa.
Foto Reuters. In alto e in copertina: un neonato, foto Ansa.

VESCOVI USA: «PER QUASI 50 APPLICATA UNA LEGGE INGIUSTA, PENSIAMO AI BIMBI MORTI E ALLE DONNE E AGLI UOMINI CHE HANNO SOFFERTO A CAUSA DELL'ABORTO»  

«È un giorno storico nella vita del nostro Paese». Lo ha detto la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb),  che, come ricorda il sito Vatican News, lo scorso anno si era divisa sul dibattito dell’accesso ai sacramenti per i politici cattolici che promuovessero politiche pro-choice In una lunga e articolata dichiarazione firmata dal presidente, l’arcivescovo José H. Gomez di Los Angeles, e dall’arcivescovo William E. Lori di Baltimora, presidente della Commissione per le attività a favore della vita dell’Usccb, su cui si sofferma un articolato servizio di Vatican News, si legge: «Per quasi cinquant’anni, l’America ha applicato una legge ingiusta che ha permesso ad alcuni di decidere se altri possono vivere o morire; questa politica ha portato alla morte di decine di milioni di nascituri, generazioni a cui è stato negato il diritto di nascere».

«L’America è stata fondata sulla verità che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, con il diritto, dato da Dio, alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità”, sottolinea la nota dei vescovi. “«Preghiamo che i nostri funzionari eletti promulghino leggi e politiche che promuovano e proteggano i più vulnerabili tra noi”. Il “primo pensiero”, scrivono ancora Gomez e Lori, è per “i piccoli a cui è stata tolta la vita dal 1973”, ma anche per “tutte le donne e gli uomini che hanno sofferto a causa dell'aborto”: “Come Chiesa, dobbiamo servire coloro che affrontano gravidanze difficili e circondarli di amore”. I vescovi ringraziano gli “innumerevoli americani comuni di ogni estrazione sociale” che in questi anni “hanno collaborato pacificamente per educare e persuadere i loro vicini sull’ingiustizia dell'aborto, per offrire assistenza e consulenza alle donne e per lavorare per alternative all’aborto, tra cui l’adozione, l'affido e politiche pubbliche che sostengono veramente le famiglie». La decisione della Corte Suprema, affermano, è anche il frutto delle loro preghiere, dei loro sacrifici e del loro sostegno.

«Il loro lavoro per la causa della vita riflette tutto ciò che di buono c’è nella nostra democrazia, e il movimento pro-vita merita di essere annoverato tra i grandi movimenti per il cambiamento sociale e i diritti civili della storia della nostra nazione», scrivono ancora nella nota. E poi aggiungono: “Ora è il momento di iniziare il lavoro di costruzione di un’America post-Roe. È il momento di sanare le ferite e di riparare le divisioni sociali; è il momento di una riflessione ragionata e di un dialogo civile, e di unirsi per costruire una società e un’economia che sostengano i matrimoni e le famiglie, e in cui ogni donna abbia il sostegno e le risorse di cui ha bisogno per mettere al mondo il proprio figlio con amore».

Foto Vatican News.
Foto Vatican News.

LA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA: «L'ABORTO  È QUESTIONE SOCIALE, SI RIAPRA UN DIBATTITO NON IDEOLOGICO SUL POSTO CHE LA DIFESA DELLA VITA HA»

Le stesse parole conclusive della nota dei vescovi Usa, osserva Vatican News, sono riportate nel comunicato diffuso dalla Pontificia Accademia per la Vita, in cui si legge: «Il parere della Corte mostra come la questione dell'aborto continui a suscitare un acceso dibattito. Il fatto che un grande Paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato la sua posizione su questo tema sfida anche il mondo intero. Non è giusto che il problema venga accantonato senza un'adeguata considerazione complessiva. La protezione e la difesa della vita umana non è una questione che può rimanere confinata all'esercizio dei diritti individuali, ma è invece una questione di ampio significato sociale».

Dopo 50 anni, per l'Accademia vaticana «è importante riaprire un dibattito non ideologico sul posto che la tutela della vita ha in una società civile per chiedersi che tipo di convivenza e di società vogliamo costruire». Nel concreto si tratta di sviluppare "scelte politiche che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche aprioristiche", quindi "assicurare un'adeguata educazione sessuale, garantire un'assistenza sanitaria accessibile a tutti e predisporre misure legislative a tutela della famiglia e della maternità, superando le disuguaglianze esistenti". Al contempo occorre "una solida assistenza alle madri, alle coppie e al nascituro che coinvolga tutta la comunità, favorendo la possibilità per le madri in difficoltà di portare avanti la gravidanza e di affidare il bambino a chi può garantirne la crescita".

Per monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, «di fronte a una società occidentale che sta perdendo la passione per la vita, questo atto è un forte invito a riflettere insieme sul tema serio e urgente della generatività umana e delle condizioni che la rendono possibile; scegliendo la vita, si gioca la nostra responsabilità per il futuro dell'umanità».

Marina Casini.
Marina Casini.

IL MOVIMENTO PER LA VITA: «UN SEGNALE MOLTO FORTE, QUALCOSA INIZIA A CAMBIARE, LA POLITICA COMINCIA A RICONOSCERE IL CONCEPITO COME ESSERE UMANO»

  

Nel suo commmento a caldo, il Movimento la vita riassume i punti principali della vicenda. «La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto», scrive: la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America che il 24 giugno ha ribaltato, con 6 voti a favore e 3 contrari, la storica sentenza Roe v. Wade, la quale nel 1973 aveva stabilito il diritto costituzionale all’aborto negli Usa. Si legge nella sentenza che «l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti». Questo significa, puntualizza la nota del Movimento per la vita, «che i singoli Stati potranno applicare le proprie leggi in materia, e, mano a mano, rendere impensabile l’aborto, facendo prevalere lo spirito di solidarietà e di accoglienza, recuperando uno sguardo attento sul figlio».

«Un segnale molto forte arriva da oltreoceano, un segnale che qualcosa inizia a cambiare, che la politica inizia a riconoscere il concepito come essere umano, come uno di noi. L’aborto non è un diritto», ha affermato la presidente del Movimento per la vita Italiano, Marina Casini che ha commentato la notizia: «Il ribaltamento della Roe vs Wade ci infonde un grande entusiasmo e una grande speranza perché indica non solo che si tratta di una strada possibile ma di una strada che iniziamo a costruire. I pro-life americani ci insegnano che una buona strategia, lunga e paziente, può portare a dei risultati storici come questo. Gli USA, la più grande democrazia al mondo, ha rivolto lo sguardo ai suoi cittadini più piccoli riconoscendone il diritto alla vita. Questo è un precedente storico ma anche uno stimolo per fare la nostra parte, anche attraverso il messaggio di solidarietà che portiamo ogni giorno con i nostri movimenti e Centri di aiuto alla vita».

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