I dati sui minori in fuga sono drammatici: in sei anni quasi quintuplicati. In occasione del G7 a Taormina, Unicef chiede ai leader partecipanti di adottare un’agenda di sei punti di azione per proteggere i bambini rifugiati e migranti. Ecco l’agenda proposta:
1. Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
2. Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
3. Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
4. Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
5. Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
6.Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.
I bambini in fuga da qualche guerra, carestia o catastrofe naturale, sono sempre di più nel mondo:tra il 2015 e il 2016 i minori rifugiati e migranti che si sono spostati da soli hanno raggiunto un numero record di 300 mila, quasi cinque volte tanto il dato il 2010, quando erano 66 mila.Il dato emerge dall’ultimo Rapporto Unicef “Un Bambino è un bambino”.
Dalla stessa ricerca emerge anche che, nel 2015, 31 milioni di bambini vivevano in un paese diverso da quello di nascita. Mentre gran parte di loro si è spostata in modo regolare per trasferirsi insieme alle proprie famiglie in un Paese diverso, questo numero include anche dieci milioni di bambini rifugiati e un milione di richiedenti asilo fuggiti da conflitti armati, violenze e persecuzioni. Tra il 2015 e il 2016, in 80 Paesi, 200.000 bambini non accompagnati hanno fatto richiesta di asilo, di cui 170 mila in Europa. E il 92% di tutti i bambini arrivati in Italia via mare nel 2016 e nei primi 2 mesi del 2017 erano non accompagnati e separati.
Tratta e traffico
“A livello globale circa il 28% delle vittime di tratta sono bambini, molti dei quali in fuga”, sottolinea ancora il report. Di circa 1.600 bambini migranti fra i 14 e i 17 anni arrivati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale nella seconda metà del 2016, tre quarti hanno riportato esperienze che fanno supporre essere stati vittime di tratta o sfruttati in altro modo. “I risultati di un’indagine condotta a inizio 2017 indicano che la situazione potrebbe peggiorare, visto che il 91% degli intervistati ha riportato esperienze simili”.
“Le vittime di tratta vengono sfruttate in molti modi; in generale, le forme più comunemente registrate di sfruttamento sono: sfruttamento sessuale (54%) e lavori forzati (38%). Fra il 2012 e il 2014 sono state identificate più di 60.000 vittime di tratta in oltre 100 Paesi e territori. Innumerevoli altre non vengono scoperte.
Nel 2016 l’Europol ha stimato che il 90% dei migranti irregolari entrati in Europa nel 2015 si è fatto aiutare durante il viaggio, nella maggior parte dei casi da reti operanti nel traffico di migranti. Il business derivato dalle reti per il traffico di migranti per facilitare il raggiungimento o lo spostamento all’interno dell’Unione europea ha generato nel 2015 4,7-5,7 miliardi di euro. Le tariffe dei trafficanti variano enormemente, in base al paese d’origine e alla rotta utilizzata per arrivare in Europa. Una famiglia di 5 persone proveniente dall’Afghanistan potrebbe pagare 8.000-11.000 euro, mentre una famiglia di 8 persone dalla Siria potrebbe pagare anche 58.000 euro.
Detenzione
Il numero di bambini nel mondo attualmente in detenzione a causa del loro status di migranti non è conosciuto, ma oltre 100 paesi detengono notoriamente i bambini per motivazioni connesse alle migrazioni. Tra il 2015 e il 2016, 100.000 bambini non accompagnati sono stati arrestati al confine Stati Uniti – Messico.
Decessi
“A livello globale, l’OIM ha registrato oltre 21.000 migranti deceduti dal 2014; il numero preciso di bambini fra loro non è noto. La rotta del Mediterraneo Centrale è una delle più letali al mondo, con 4.579 deceduti registrati – fra i quali si stimano 700 bambini – su 180.000 arrivi nel 2016. Questo significa che 1 persona su 40 che ha provato l’attraversamento è morta nel tentativo.
Alcuni migranti sono morti per asfissia per avere inalato i fumi della benzina o per essere stati ammassati in spazi sovraffollati e chiusi, come sotto i ponti delle navi. Altri sono annegati in barche spinte oltre i limiti della loro idoneità alla navigazione – come nel caso di tre quarti delle morti registrate nel Mar Mediterraneo”.