L’obiettivo è quello di trovare una mediazione in Parlamento sulla stepchild adoption per le coppie omosessuali, ossia la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio, naturale o adottivo, del partner, anche laddove sia stato concepito all’estero con la pratica della maternità surrogata, vietata in Italia. Ma la navigazione non è affatto semplice considerata la frattura interna alla maggioranza di governo e le tensioni nel Pd. È in questo clima che al Senato si avvicina il rush finale della discussione sul disegno di legge per le unioni civili che arriverà in Aula il 26 gennaio. «Nessun'altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con delle situazioni similari» perché «significa veramente compromettere il futuro dell'umano». Queste le parole del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a margine della messa dell'Epifania. «Nessun'altra forma di convivenza di nucleo familiare, pur rispettabile», ha aggiunto, «può oscurare o indebolire la centralità della famiglia».
Sulla stepchild adoption mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione Cei per la famiglia, in un’intervista a Radio Vaticana di qualche giorno fa spiegava: «La sensibilità nei confronti del minore, del bambino, non solo dei cattolici ma di ogni sano esperto di psicologia, dice che il bambino ha diritto alla rappresentanza maschile e femminile, alla presenza del padre e della madre. Quindi su questa materia bisognerà ancora confrontarsi, non rimanere in situazioni grigie che si servono del bambino per questioni – se vogliamo – più di potere da affermare, piuttosto che di servizio da offrire». La linea dei vescovi, dunque, è chiara e definita e non da oggi evidentemente.
La battaglia si sposta in Parlamento. Contro la stepchild adoption, che potrebbe, in taluni casi, rischiare di legittimare di fatto la maternità surrogata all’estero, c’è una parte della componente cattolica del Pd, i centristi di Area popolare con il ministro dell'Interno Alfano fino ad ampie fasce di Forza Italia. Un punto di mediazione suggerita dai cattodem è quella dell’affido rafforzato, ipotizzata al posto delle adozioni, che al momento ha le firme di 17 senatori ma che potrebbe raggiungere fino a 27 firmatari. «È una mediazione percorribile», ha spiegato la senatrice renziana Rosa Maria Di Giorgi, che lavora a questa soluzione con altri colleghi franceschiniani e qualche bersaniano, «perché va avanti per gradi», senza aprire la strada all’utero in affitto. Se l’emendamento non passerà, aggiunge, «ogni parlamentare voterà secondo le proprie convinzioni».
Infine, c’è la carta referendum. Se la legge verrà approvata non potrà essere sottoposta a referendum abrogativo per intero, perché, come ha spiegato il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, il testo viene a sanare un vuoto denunciato da due sentenze della Consulta del 2010 e del 2014. Dunque, gli elettori si potrebbero pronunciare solo su singole parti, e in questo caso quella dell’adozione è senz’altro tra le più spinose.
Al momento, in Cei non si parla di manifestazione in piazza contro la legge Cirinnà annunciata dal comitato “Difendiamo i nostri figli” per fine gennaio. Venerdì 8 è in programma la prima riunione della presidenza della Cei dopo le feste di Natale: in agenda la preparazione del Consiglio permanente del 25, 26 e 27 gennaio. Tra i temi della prima riunione del 2016 tra il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e i vicepresidenti, ci sarà anche la questione delle unioni civili. Anche se, fanno sapere dalla Cei, l'incontro era in agenda da tempo.