Francesco Melis, 56 anni, è baritono nel coro del Teatro dell'Opera di Roma. “Sono entrato con un concorso nel 1984”, racconta, “ora rischio di concludere prematuramente la mia carriera, con un licenziamento”. Melis parla come artista, ma anche come sindacalista della Uil.
Vi aspettavate il licenziamento?
E' stato uno shock per tutti noi e per le nostre famiglie. Siamo tutti molto preoccupati e non è stato facile spiegare ai colleghi che cosa stava accadendo.
Ora che cosa farete?
Ci stiamo organizzando per trovare una soluzione e dei percorsi che possano scongiurare questi licenziamenti. C'è comunque da seguire una procedura e ci sono 75 giorni di tempo per trovare delle soluzioni.
Perché si è arrivati a questo punto? Avete qualcosa da rimproverarvi?
Purtroppo è mancata l'unità sindacale. Noi della Uil insieme alla Cisl abbiamo appoggiato il piano di risanamento del teatro, approvandolo anche con un referendum. Ma non tutti i lavoratori lo hanno accettato. Poi scontiamo i problemi cronici di bilancio del Teatro. A Roma ogni nuova amministrazione comunale eredità i debiti lasciati dai precedenti amministratori. Così i bilanci in rosso e la fuga degli sponsor ci hanno portato a questa situazione.
Come ha vissuto l'addio al Teatro dell'Opera di Riccardo Muti?
E' stata la sua risposta a una escalation di fatti negativi: i debiti, gli scioperi, la marcia indietro degli sponsor. Così ha rinunciato all'Aida, alle Nozze di Figaro e ai concerti previsti nel 2015 e nel 2016 a Salisburgo, dove l'anno scorso ci siamo esibiti con grande successo proprio sotto la sua bacchetta.
Che cosa si augura?
Una soluzione che possa salvare le nostre professionalità e il grande patrimonio culturale rappresentato da questo Teatro. Spero che fra un po' si torni a parlare di noi solo per i nostri successi artistici.