E' un quartiere che fatica a scuotersi di dosso la triste fama dovuta alla banda criminale che imperversò a Roma (ma non solo) tra il 1976 e il 1992. La Magliana è periferia dolente di Roma. Papa Francesco l'ha visitata per quasi quattro ore, domenica 6 aprile, accolto dall'abbraccio di una gran folla festante, a diretto contatto con una vasta gamma di problemi sociali. Palloncini, bandiere, striscioni sui balconi: l'affetto ha preso forma e colori diversi.
«Come butta Francè?», recitava una scritta che - con tipico tono romanesco - dava un
confidenziale benvenuto al Papa.
I ragazzi della parrocchia di San Gregorio Magno gli hanno regalato magliette e gli
hanno messo al collo il fazzoletto degli scout. I bambini
della Prima comunione gli hanno preparato un grande poster:
«Guidaci in questo mare di speranza». E proprio alla
speranza ha fatto riferimento Jorge Mario Bergoglio nel suo saluto,
prima di entrare in chiesa, dicendo che senza di essa «non
si può vivere» e che «la speranza mai delude», essa «è un
dono di Dio». Nei saloni parrocchiali,
oltre ai malati, ha incontrato le varie realtà di impegno di un
quartiere che continua a vivere situazioni di forte disagio. E papa Francesco non ha fatto mancare una
considerazione significativa. «Dove pensate che si
trovi Dio, in chiesa? No, si trova nelle vostre debolezze»,
ha detto infatti incontrando gli ex tossicodipendenti, ex
alcolisti ed ex detenuti assistiti dalle cooperative sociali
attive nella parrocchia. Un incontro privato, questo,
lontano dalle telecamere, che il parroco don Renzo Chiesa ha
definito «molto toccante».
Papa Francesco durante la visita alla parrocchia romana di San Gregorio Magno, alla Magliana. Questa foto e quella di copertina sono dell'agenzia Ansa.
Durante la Messa, commentando al momento dell'omelia le letture
del giorno, in primo luogo la resurrezione di Lazzaro, papa Francesco ha sottolineato che se si resta attaccati al
peccato si diventa «corrotti»: bisogna quindi «uscire dalle
zone morte del cuore», dalle «tombe» interiori. «Tutti siamo peccatori», ha affermato il
Pontefice. Tutti
noi abbiamo alcune parti del nostro cuore che non sono vive. Alcuni
hanno «tante parti del cuore morte, una vera necrosi spirituale». Solo
Gesù – ha affermato il Papa - è capace di aiutarci «ad uscire da queste
zone morte», da queste «tombe di peccato»: «Tutti siamo
peccatori. Ma se noi siamo molto attaccati a questi sepolcri, li
custodiamo dentro di noi e non vogliamo che tutto il nostro cuore
risorga alla vita; diventiamo corrotti e la nostra anima incomincia a
dare cattivo odore, l’odore di quella persona che è attaccata al
peccato».
Dobbiamo avere la forza di sentire quello che Gesù ha detto a Lazzaro: «Lazzaro
vieni fuori! Così vi invito a pensare un attimo in silenzio: Dove è la
mia necrosi dentro? Dove è la parte morta della mia anima? Dove è la mia
tomba? … E togliere la pietra, togliere la pietra della vergogna…
Sentiamo la voce di Gesù che con la potenza di Dio ci dice: Vieni fuori,
esci da quella tomba che hai dentro».
E al termine della liturgia, dopo aver annunciato
il regalo della piccola copia del Vangelo per tutti i
presenti, Bergoglio ha accolto a sua volta con un largo
sorriso e un'espressione tra lo stupore e la gratitudine il
dono di una borsa nera, colma di lettere e simile a quella
con cui era partito nel luglio scorso per il Brasile,
regalatagli dai fedeli della parrocchia. Prima di fare
rientro in Vaticano, il Papa si è infine affacciato sul
balcone della chiesa per salutare la grande folla. «Grazie
per la vostra accoglienza, pregate per me», ha detto,
augurando a tutti una «buona Pasqua».