Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 23 giugno 2025
 
L'uomo e le pandemie
 

Uso del suolo e malattie infettive, c'è un legame

21/04/2020  Uno studio Oms, UNEP e Segretariato alla Convenzione sulla Diversità Biologica del 2015, riproposto e analizzato da "Salviamo il paesaggio", dimostra dati alla mano che l'antropizzazione e l'urbanizzazione intensive creano le condizioni per il diffondersi delle epidemie

Fra l'intervento dell'uomo sull'ambiente e la diffusione di malattie infettive esiste una correlazione diretta. Sono ormai tantissimi gli studi che confermano questo legame e che dovrebbero indurci a un cambio di mentalità. L'ultimo, riportato oggi nel sito del forum "Salviamo il paesaggio", richiama uno studio firmato da Oms, UNEP e Segretariato alla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) risalenete al 2015. 

Le aree urbanizzate sono le più vulnerabili alla diffusione dei virus per tre ragioni: 1) più individui della stessa specie vivono a stretto contatto; 2) le condizioni igienico-sanitarie "peggiorano"; 3) si crea una condiozione di povertà in biodiversità delle aree urbanizzate.

Su quest'ultimo punto, il rapporto OMS-UNEP-CBD del 2015 parla, infatti, dell’effetto diluente che ha la ricchezza di biodiversità in un dato territorio nel trattenere i virus. In sostanza gli agenti patogeni sono meno aggressivi se vengono assorbiti e distribuiti su una più ricca e varia presenza di specie diverse.

Quindi - osserva "Salviamo il paesaggio" nell'articolo a firma di Luigi Di Marco che esamina il rapporto - dobbiamo diventare consapevoli che le pandemie non sono na fatalità, ma spesso sono causate dall'uomo. Sono un fatto ecologico, potremmo dire. Si stima che le principali zoonosi sono responsabili di 2 miliardi e mezzo di casi di malattia e di 2.7 milioni di morti ogni anno (FAO 2018). Il danno, in termini di vite umane anzitutto, ma anche di ripercussioni sull'economia sono pesantissimi, come stiamo vedendo oggi.

È urgente pensare e dare corso a un niovo modello di sviluppo. In che direzione? «Per il rilancio dell’economia, i Governi avranno ora una capacità nell’esercitare un ruolo d’indirizzo più attivo e forte che mai», ricorda "Salviamo il paesaggio". «Gli stimoli finanziari per una ricostruzione non devono ripetere gli errori del passato, ma supportare la transizione ecologica, il ripristino degli ecosistemi e l’uso sostenibile del suolo, la decarbonizzazione industriale e il recupero edilizio, modelli sostenibili di produzione e consumo che restituiscano alla natura più di quanto prelevano, perseguendo l’obiettivo della piena occupazione. Messa in sicurezza del territorio contro il dissesto-idrogeologico considerando le dinamiche indotte dai cambiamenti climatici, servizi pubblici quali sanità e scuola, sostegno alla ricerca e alle attività culturali devono essere considerate investimento e non più una spesa».

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo