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Uteri in affitto, l'India è la nuova Mecca

30/07/2010  Si chiama in gergo "turismo riproduttivo" e vede migliaia di cittadini europei ogni anno rivolgersi a donne indiane per curare "per loro conto" la gravidanza. Ora l'Europa si ribella.

Sono a migliaia, anche se nessuno ne tiene la contabilità, le coppie etero- e omosessuali ma anche i singles che volano ogni anno in India per ottenere ciò che in Europa non possono ottenere: un utero in affitto, crudo termine per significare la cosiddetta "maternità surrogata". Una donna, in altre parole, accetta contro adeguato compenso di portare avanti una gravidanza per conto di altre persone dopo aver accettato di impiantare nel proprio utero uno o più embrioni ricavati "in vitro" da gameti appartenenti alla coppia richiedente o acquistati sul libero mercato attraverso le banche dello sperma e degli ovuli. Ma non sono rari i casi in cui l'inseminazione avvenga direttamente nell'utero della madre surrogata, che sarà in questo caso anche madre biologica del figlio nascente.

Poi, con un semplice certificato vidimato dal locale tribunale, dovrebbe avvenire, almeno secondo le agenzie che offorno questo tipo di servizi, il cambio di maternità e paternità. A questo punto si può rientrare tranquillamente in patria con il proprio bambino. Tutto semplice, almeno in apparenza. Lo confermano le varie offerte che, digitando su un motore di ricerca "utero in affitto", compaiono ammiccanti e rassicuranti da parte di numerose agenzie specializzate in questo tipo di commercio.

Un "mercato della vita" bello e buono, in altre parole, per esaudire un desiderio insoddisfatto di genitorialità e che rende molti soldi a chi ci lavora. Gli "Eldorado" della maternità a pagamento sono vari nel mondo, ma negli ultimi giorni è salita all'onor della cronaca l'India, immenso paese la cui legislazione permette, in molte cliniche specializzate, la maternità surrogata. Il costo? In India si aggirerebbe sui 10.000 dollari, di cui 2.500 vanno alle madri surrogate, mentre negli Usa, almeno laddove è consentito, il prezzo salirebbe fino a 45.000 euro.

Così, stando a quanto scritto dal quotidiano The Times of India qualche settimana fa e riportato dall'Ansa, 8 Paesi dell'Unione Europea, tra cui l'Italia (gli altri sono Belgio, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Spagna, Repubblica Ceca), attraverso i loro consoli hanno fatto recapitare nei giorni scorsi a molte cliniche di Mumbai una lettera di diffida dal continuare ad offrire le loro prestazioni, vietate dalle varie legislazioni nazionali, e comunque di comunicare ai rispettivi consolati i nominativi delle persone che si rivolgono ad esse.

Secondo una fonte diplomatica riportata dall'Ansa, la «surrogazione materna in Italia è punita severamente dalla legge con pene detentive, da sei mesi a tre anni, e pecuniarie, da 600.000 a 1 milione di euro» e comunque il riconoscimento in patria della paternità/materità da parte dei tribunali nazionali è tutt'altro che scontato.

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