Alla fine qualche risposta è
arrivata e il presidio è stato smobilitato: «I capigruppo del consiglio
comunale di Brescia», si legge infatti in un documento firmato sia dal
centrodestra che dal centrosinistra,
«pur stigmatizzando le modalità della protesta, a seguito di un incontro
con una delegazione degli immigrati in cui sono state esposte le
problematiche inerenti la revoca dei rigetti delle domande di
regolarizzazione, preso atto delle recenti pronunce giurisdizionali,
esprimono un invito al Governo per un chiarimento nel merito di una
situazione che perdura ormai da tempo e che risulta critica, in
particolar modo sotto il profilo sociale».
Il testo, approvato al
termine di una seduta del consiglio comunale appositamente
convocato è stato letto agli immigrati che ancora fino a oggi pomeriggio
stazionavano sul sagrato laterale del Duomo. La gran parte di loro era
ritornata
sui gradini della cattedrale nel pomeriggio, dopo che la mattina era andata “regolarmente” a lavorare.
Su invito anche del vescovo, monsignor Monari, e rassicurati dalle promesse e dal sostegno
che hanno ricevuto dalla città e dalla Chiesa, i migranti hanno in
serata lasciato piazza Paolo VI. Pronti però a riprendere la protesta se
le risposte definitive dovessero tardare.
L’esito
non è scontato, soprattutto per coloro che avevano già avuto un diniego
alla domanda.
Nella loro stessa situazione si trovano anche altri migranti in altre
zone d’Italia i cui datori di lavoro avevano provveduto a inoltrare la
richiesta di regolarizzazione, e che avevano visto respinte le domande.
La strada sembrava spianata dopo la sentenza
del Consiglio di Stato che ha definitivamente messo fuori gioco la
circolare Manganelli, quella cioè che impediva il rilascio del permesso
di soggiorno a chi era incorso nel cosiddetto reato di clandestinità (in
realtà si tratta della mancata ottemperanza all’intimazione
di lasciare il territorio italiano). Un problema che, in realtà, poteva
già essere stato risolto dopo la direttiva europea entrata in vigore il
25 dicembre 2010 e che dichiara illegittima la pena connessa al reato di
cui sopra. La direttiva, sostengono molti
giuristi, dovrebbe aver sanato tutte le posizioni successive.
I Tar (Tribunali amministrativi regionali) però
hanno risposto
diversamente alle stesse domande. Il prefetto di Brescia, da
parte sua, ha dichiarato di non poter far nulla se non è stato
presentato entro i termini, ormai scaduti, ricorso contro il
respingimento. Al contrario la prefettura di Lucca sembrerebbe
intenzionata a procedere all’annullamento di tutti i decreti negativi
già emessi, senza distinzione tra quelli per i quali è stato effettuato
il ricorso e quelli per i quali si è ormai fuori termine.
Tutto è ancora
da decidere mentre gli immigrati – ancora
in nero – continuano il loro lavoro.
Una situazione che potrebbe essere più facile a risolversi se si
avessero come bussola i principi di uguaglianza piuttosto che gli
interessi politici di parte.
Ma non avevano tutti i torti…
Come tutte le vicende del nostro tempo, anche quella che ha visto
protagonisti un gruppo di immigrati sulla gru, nella nostra città,
durante il novembre dello scorso anno, è stata consumata nello spazio di
un mese e digerita nei successivi. In pochi hanno
cercato di approfondire, di dare una risposta politica e di legalità
amministrativa. In quest'opera si sono cimentati i sindacati e le poche
associazioni che, pur a livelli diversi, hanno cercato di tenere accesa
non tanto una rivendicazione, quanto una risposta
seria.
Ora sono arrivate due sentenze che ci fanno dire che, in fondo, ciò che
si chiedeva aveva una sua legittimità. In particolare sono arrivate una
sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha giudicato
incompatibile con la direttiva comunitaria sui rimpatri
la norma italiana che prevede la reclusione del cittadino straniero che
non rispetta l'ordine del Questore di lasciare il territorio italiano,
e una sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato non ostativo,
al perfezionamento delle richieste di regolarizzazione,
il reato di clandestinità.
Con questa sentenza si chiarisce
l'interpretazione della cosiddetta "circolare Manganelli", ma permane
l’incertezza sulla strada che devono seguire i migranti per avere
finalmente garantito un proprio diritto, cioè ottenere il rilascio
del permesso per emersione; non è chiaro come intenderà comportarsi lo
Sportello Unico per l’Immigrazione che potrebbe agire in autotutela, evitando inutili
ricorsi e revocare d’ufficio i provvedimenti di rigetto delle domande.
In sostanza il lavoratore irregolare che richiede di regolarizzarsi ha
diritto a richiederlo nonostante sia... irregolare. Queste sentenze,
implicitamente, ci sollecitano a commentare che il diritto italiano è
ancora ricco di incertezze e di incoerenze. Queste
sentenze ci fanno dire che effettivamente, c'era un fondamento giuridico
alle richieste degli immigrati.
Le Acli provinciali, sulla base di quanto affermato, auspicano che le
Istituzioni a livello locale e nazionale diano tempestivamente delle
risposte, al fine di evitare che la situazione di attesa e d'incertezza
aumenti la tensione sociale, visti i precedenti
episodi che si sono verificati nella nostra città con le proteste dalla
gru e le recenti manifestazioni di questi giorni in piazza del Duomo.
Acli provincali di Brescia