Francesca Peppucci, 30 anni, di Forza Italia, è la più giovane deputata italiana al Parlamento europeo
«Le dichiarazioni del generale Vannacci sulle classi separate per i disabili sono assolutamente fuori luogo. Non è pensabile tornare indietro a situazioni dove si evidenziano le differenze. Questo è intollerabile e discriminatorio. L'integrazione, invece, è fondamentale per garantire uguaglianza di diritti. I disabili sono persone che hanno gli stessi diritti degli altri e noi dobbiamo andare avanti per garantire a tutti lo stesso punto di partenza. Io vivo una condizione di disabilità e mi sento di parlare per tante persone che sono nella mia stessa situazione».
Francesca Peppucci, europarlamentare di Forza Italia, ricandidata per le prossime elezioni nella Circoscrizione Centro, con i suoi 30 anni, è la più giovane deputata italiana del Parlamento europeo e tra le più giovani in assoluto. È arrivata a Strasburgo un anno dopo un’esperienza come consigliera regionale dell’Umbria. Nel 2017, a 24 anni, quando ha iniziato il suo impegno politico come consigliere comunale nel comune di Todi, le è stata diagnosticata la sclerosi multipla con la quale, dice, «convivo tra alti e bassi. La malattia influisce molto sulla mia vita ma non la determina». Nel 2019 è stata eletta al Consiglio regionale dell’Umbria diventando, tre anni dopo, presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia.
C'è ancora oggi uno stigma nei confronti delle persone diversamente abili e come si può combattere?
«Chi è disabile non è deve essere visto come diverso. Diverso da chi? Qual è il termine di paragone? Quando si parla di disabili si parla di persone e purtroppo anche in molti Paesi europei resistono leggi gravemente discriminatorie». A cosa si riferisce? «Ci sono paesi europei come Austria, Croazia, Portogallo, Lettonia in cui esiste la sterilizzazione forzata delle donne disabili. È una pratica disumana».
Da membro della Delegazione interparlamentare sulla disabilità a Bruxelles quel è il bilancio del lavoro svolto in questa legislatura?
«Abbiamo ottenuto diversi risultati positivi come il contrassegno europeo di parcheggio e la Disability card, strumento importante ma poco conosciuto, su cui ho presentato diversi emendamenti che sono stati approvati. La card serve per agevolare lo spostamento delle persone con disabilità su tutto il territorio dell'UE attraverso gli ingressi ai musei, per esempio, o la garanzia del parcheggio, assicurando regole omogenee che prima cambiavano a seconda del Paese. Ora la Card è diventata obbligatoria in tutti i 27 paesi dell'Ue e certifica che quella persona è affetta da disabilità».
Lei è stata tra le promotrici della legge sulla Parità di Genere delle donne con disabilità quand'era consigliere regionale dell'Umbria. In cosa consiste?
«Ho lavorato sulla discriminazione multipla delle donne con disabilità e ho introdotto questo aspetto nella legge sulla parità di genere che esisteva già. Le donne disabili sono doppiamente discriminate rispetto alle donne “normali” ma anche rispetto agli uomini con disabilità. Troppo spesso questo fenomeno della discriminazione multipla non viene riconosciuto in nessun ambito, a cominciare dal posto di lavoro dove una donna con disabilità deve lavorare, prendersi cura della famiglia ed effettuare controlli personali periodici sul proprio stato di salute. L'Umbria è stata la prima regione d'Italia a prevedere la discriminazione multipla delle donne con disabilità».
Quali sono stati i principali dossier di cui s’è occupata in questo anno e mezzo nel Parlamento europeo?
«Ho lavorato nella Commissione ENVI che ha le deleghe su ambiente, sanità pubblica, sicurezza alimentare, salute umana. Quindi mi sono occupata dei vari dossier sul Green Deal, dalle case green al packaging. Sono stata relatrice ombra del regolamento sui detergenti. Sulle misure del Green Deal credo che sia necessaria una politica ambientale a seguito degli evidenti cambiamenti climatici che innescano calamità naturali in maniera continua però queste misure non devono essere ideologiche ma concrete e permettere il raggiungimento degli obiettivi. Troppo spesso abbiamo assistito a misure ideologiche che non riuscivano ad essere applicante nella realtà e hanno messo in ginocchio interi settori economici com'è accaduto a febbraio con la protesta degli agricoltori che ha coinvolto moltissimi paesi europei».