Nella foto: il ministro dell'Economia uscente Yanis Varoufakis con Euclid Tsakalotos (senza casco)
Un’uscita di scena tra gli applausi, la mattina dopo la lunga notte della Grecia, che aveva promosso la sua linea politica su tutta la linea. Le dimissioni di Yanis Varoufakis, il ministro più pittoresco e più fuori dagli schemi della storia dell’Unione europea, avvengono nel momento in cui la Grecia gioca la partita più rischiosa. Ma l’economista bollato dai suoi colleghi come dilettante, ha la possibilità di uscire tra gli applausi. Una mossa ponderata? Probabilmente. Mentre il premier Tsipras manteneva un profilo relativamente basso, il ministro dell’Economia faceva da guastatore sul fronte dei crediti: dall’abbigliamento allo stile comunicativo, dalle lezioni di economia pronunciate davanti al consesso dell’Eurogruppo alle battute e agli slogan, Varoufakis ha fatto di tutto per irritare i politici europei, ma anche per rovesciare la logica contabile imposta soprattutto dai tedeschi che aveva stretto la Grecia dentro una morsa. Un gioco delle parti, in pieno accordo, che avevamo già intuito da tempo e che ha funzionato. Tanto è vero che Tsipras non è si è stracciato particolarmente le vesti per l'uscita del suo ministro. La staffetta era molto probabilmente concordata..
Ora lo spiazzante ministro si ritira per non dare alibi alla Merkel e ai suoi colleghi: se sono io il problema, spiega, se molti ministri, come ha twittato, “hanno una preferenza per la mia assenza dall' euromeeting, me ne vado. Si sacrifica dopo aver lottato in questa lunga "euromachia" per fermare l’Europa dell’intransigenza nel sentiero stretto degli accordi, un po’ come Leonida alle Termopili. Lo sostituirà il più mite e accomodante Euclid Tsakalotos, capo della squadra negoziale ellenica e viceministro degli esteri. Quanto a Varoufakis, è probabile che lo rivedremo presto, tra l'altro poche ore dopo l’annuncio delle sue dimissioni, i suoi agenti di Londra già offrivano estratti del suo ultimo libro Il Minotauro globale.