Non è tenero monsignor Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati e capo delegazione della Santa Sede all’Onu. Intervenendo a New York alla 67.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite ha denunciato come «la realtà odierna ci presenti un sistema Onu come privato della forza d’unità e di persuasione che ci si sarebbe potuti legittimamente aspettare da esso e come il luogo di esercizio di rapporti di forza, spesso, sfortunatamente, a vantaggio di interessi strategici particolari”.
Il presule è tornato a invocare una riforma degli organismi Onu, in sintonia con l'attuale scenario internazionale e che metta in grado le Nazioni unite di incidere realmente nelle vicende internazionali e di difendere la pace.
«L’urgenza della situazione”, ha spiegato monsignor Mamberti, «appare in maniera ancora più evidente al riguardo degli avvenimenti in corso in Medio Oriente e, in particolare, in Siria. Non è possibile una soluzione fuori del rispetto delle regole del diritto internazionale e del diritto umanitario, come pure dell’attuazione dei meccanismi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite».
In Siria, secondo il segretario del dicastero vaticano, «tutte le istanze interessate dovrebbero non soltanto facilitare la missione dell’Inviato speciale dell’Onu e della Lega araba, ma anche assicurare l’assistenza umanitaria alle popolazioni angosciate. La comunità internazionale deve unire gli sforzi, perché tutte le parti coinvolte sostituiscano il ricorso alle armi con il negoziato, ed esigere il rispetto effettivo della libertà religiosa, dei diritti umani e di tutte le libertà fondamentali».
Ma l’attenzione vaticana non è soltanto sul Medio Oriente. E così, monsignor Mamberti, dopo aver ricordato gli attentati e l’instabilità in certi Paesi di Africa e Asia, la collusione tra narcotraffico e terrorismo in altre regioni del mondo, punta il dito sulla piaga della povertà e sulla preoccupazione degli Stati rispetto a una crisi economica alla quale «non si riesce a dare una soluzione duratura».
E se un tempo le discussioni erano incentrate su una più equa distribuzione della ricchezza e sulla condivisione di un benessere che in alcuni Paesi sembrava definitivamente consolidato, oggi il dibattito si sposta «sulla ricerca del giusto equilibrio tra libero commercio, assistenza finanziaria, trasferimento di conoscenze e tecnologie, nonché aiuti diretti alle popolazioni più povere».
«La stabilità finanziaria delle società più sviluppate», denuncia il rappresentante vaticano, «è stata gravemente danneggiata, in particolare da politiche economiche poco lungimiranti e spesso basate sulla sola massimizzazione del profitto immediato. Tale minaccia di un crollo dei sistemi finanziari delle economie finora più fiorenti, comporta conseguenze gravi al livello della coesione sociale. Fa riapparire vecchi fantasmi, quali il nazionalismo esacerbato, il populismo e la xenofobia. A ciò si affianca il dramma di milioni di persone oppresse dalla fame, dalla mancanza delle più elementari cure sanitarie e dalla miseria, nonché quello delle immense folle che vivono in condizioni inumane, di sfollati e rifugiati, tra cui si contano migliaia di bambini».