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venerdì 04 ottobre 2024
 
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Veglia per il Sinodo: "Famiglia fabbrica di speranza"

03/10/2015  La più bella definizione di famiglia all'inizio della Veglia della Cei per il Sinodo che comincia domani. Testimonianze a canti, Vangelo e preghiera. Il Papa prega perché il Sinodo abbracci tutte le situazione di vulnerabilità che mettono alla prova le famiglie nel mondo.

“La famiglia è la fabbrica della speranza”. Con queste parole comincia la veglia di preghiera organizzata dalla Cei in piazza San Pietro il giorno prima dell’inizio del Sinodo ordinario sulla famiglia. Papa Francesco partecipa e prega insieme alle famiglie venite da tutta Italia e conferma: “Preghiamo perché il Sinodo che domani si apre sappia ricondurre a un’immagine compiuta di uomo l’esperienza coniugale e familiare; riconosca, valorizzi e proponga quanto in essa c’è di bello, di buono e di santo; abbracci le situazioni di vulnerabilità, che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite e sfilacciate da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture; ricordi a queste famiglie, come a tutte le famiglie, che il Vangelo rimane “buona notizia” da cui ripartire”. Bergoglio poco prima era stato accompagnato da una coppia di sposi che portavano una lampada segno della luce che emana da ogni famiglia, in Italia e nel mondo.

 In piazza San Pietro si sono ascoltate testimonianze di famiglie e dei leader dei principali movimenti e associazioni della Chiesa italiana. Ha spiegato don Paolo Gentili direttore dell’Ufficio per la pastorale della Cei: “Vogliamo essere la grande famiglia ecclesiale di Gesù, fatta di tante porte aperte, tanti fratelli, tanti carismi, chiamati a annunciare lo stesso Vangelo. A noi la differenza non fa paura! Anzi, diventa lo spazio per realizzare la comunione, a patto di costruire “ponti in questa società dove c’è l’abitudine di fare muri”. Ponti fra le parrocchie e le associazioni, i movimenti e le nuove comunità; ponti fra i consacrati e le famiglie; ponti tra la comunità cristiana e il mondo”. Don Paolo ha spiegato tra i sorrisi la santità della famiglia: “La santità del pannolino o della vita accolta quando non era previsto, la santità delle notti passate in attesa del ritorno del proprio figlio, o ad accudire un familiare infermo. È il sacrificio di tanti coniugi che rende visibile la croce”. Poi ha parlato  Matteo Trufelli, presidente dell’Azione Cattolica, sottolineando l’importanza della “famiglia che vive l’intimità della casa non come una barriera nei confronti del mondo, ma come un cuore pulsante che genera relazioni, crea solidarietà, educa alla responsabilità”. Insomma una famiglia che “diviene pianta rigogliosa quando non si chiude in se stessa, ma si colloca in modo vitale dentro la trama di relazioni di cui è parte e di cui si nutre. I parenti, gli amici, i vicini, la città, una famiglia che sa farsi carico delle solitudini che la circondano, che sa prendersi cura di chi attorno a lei non ha una casa, non ha un lavoro, non ha più una terra in cui restare”. Salvatore Martinez capo del Rinnovamento dello Spirito ha spiegato che “oggi la famiglia cristiana vince, non è vinta, perché la sola cosa che il mondo mai potrà vincere è proprio l’amore di Dio e l’amore per i fratelli”:  “Se c’è crisi di verità sulla famiglia è soprattutto perché si sta perdendo in molte case la bellezza e la pratica di questo amore”. Sullo stesso concetto ha insistito anche Maria Voce, leader dei Focolarini: “La bellezza e la gioia della famiglia cristiana brillano di più se esprimono il volto della Chiesa come “casa e scuola di comunione”. E quando le famiglie costruiscono tra loro questi rapporti, intessono naturalmente una rete, che partendo dal locale può estendersi a tutto il pianeta e che è essenziale per promuovere e sostenere la coesione sociale. Il Vangelo della famiglia, scritto con le parole dell’accoglienza dei piccoli, della reciprocità dei doni e della fedeltà alla vocazione fondamentale all’amore, è il seme di una nuova cultura, di cui c’è estremo bisogno per la stessa sopravvivenza dell’umanità; è seme della fratellanza universale, del mondo unito nella pace”. E’ toccato a Julian Carron, successore di don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione ricordare che “le nostre famiglie potranno raggiungere la loro pienezza, perdonarsi a vicenda, affrontare tutte le sfide, aprirsi agli altri, se ospitano a casa Gesù”. Infine Kiko Arguello, fondatore del Movimento neocatecumenale che ha cantato un inno alla Madonna.

Poi hanno parlato le famiglie. Per prima una coppia di fidanzati Juan e Sara di Alghero che hanno raccontato il loro amore come  “un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, che si costruisce giorno per giorno, nell’incontro delle differenze che spesso ci fanno abbattere i muri del nostro orgoglio”: “Vogliamo andare lontano insieme verso “il per sempre”, con l’aiuto di Dio dopo aver abbiamo scoperto una Chiesa molto grande, con tante porte aperte”. Poi Lorena e Stefano di Trentoi sposati da 24 anni, in piazza con i loro figli hanno spiegato come si fa a costruire “con gli altri una famiglia di famiglie dove la condivisione della strada, delle fragilità e delle qualità di ognuno, sono aiuto per tutti”. E infine Francesco e Lucia di Pisa, sposati da 35 anni, con figli e nipoti hanno raccontato la prova della malattia che ha colpito la famiglia. Lucia ha una rarissima malattia. La sua testimonianza, commovente, è stata un inno all’amore di Dio che non abbandona mai nessuna famiglia nella prova. Il cardinale Bagnasco presidente dei vescovi italiani nel saluto al papa ha sottolineato che la Chiesa italiana è “in prima linea nella promozione della famiglia” e che il “matrimonio è oggi una scelta coraggiosa”.

Alberto Bobbio

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