«L'amore con il quale custodisci ogni
creatura, ci fa pensare a situazioni tremende: il traffico di esseri
umani, la condizione dei bambini-soldato, il lavoro che diventa
schiavitù, i ragazzi e gli adolescenti derubati di sé stessi,
feriti nella loro intimità, barbaramente profanati. Tu ci spingi a
chiedere umilmente perdono a quanti subiscono questi oltraggi e a
pregare perché finalmente si svegli la coscienza di chi ha oscurato
il cielo nella vita delle persone. Davanti a Te, o Gesù, rinnoviamo
il proposito di “vincere il male con il bene”».
È una delle
quattordici invocazioni scritta da monsignor Renato Corti,
arcivescovo emerito di Novara ed ex ausiliare del cardinale Martini,
per la Via Crucis presieduta da papa Francesco il 3 aprile, Venerdì
Santo, nel suggestivo scenario del Colosseo.
All'XI stazione ecco il riferimento
alla pena di morte: «Ti guardiamo, Gesù, inchiodato alla croce. E
sorgono nella nostra coscienza interrogativi impellenti: quando sarà
abolita la pena di morte, ancor oggi praticata in numerosi Stati?
Quando sarà cancellata ogni forma di tortura e la soppressione
violenta di persone innocenti?».
Poi, un pensiero ai cristiani
perseguitati e uccisi in molte parti del mondo con alcune citazioni
del ministro delle minoranze pakistano Shahbaz Bhatti assassinato da
gruppi armati il 2 marzo 2011: «Pure in questi giorni», si legge
quindi nella meditazione per la II stazione, «vi sono uomini e donne
che vengono imprigionati, condannati o addirittura trucidati solo
perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace.
Essi non si vergognano della tua croce. Sono per noi mirabili esempi
da imitare».
Accanto ai bambini «barbaramente
profanati», ecco i perseguitati per la fede, le famiglie ferite, la
realtà della sofferenza.
Con un passaggio significativo sulla figura
femminile. «O Gesù, questa sera tra noi», sottolinea il testo del
vescovo, «è significativa la presenza femminile. Nei Vangeli le
donne hanno un posto rilevante» ed anche oggi «l'annuncio della
fede nel mondo e il cammino delle comunità cristiane sono molto
sostenuti dalle donne. Conservale come testimoni di quella felicità
che fiorisce dall'incontro con Te e che costituisce il segreto
profondo della loro vita. Custodiscile come segno luminoso di
maternità accanto agli ultimi che, nel loro cuore, diventano i
primi».
«La parola chiave che
attraversa tutte le meditazioni è custodia, custodire», ha
spiegato monsignor Corti. «Mi sono ricordato in particolare di quel
passaggio in cui il Papa appena eletto diceva che la croce è il
vertice luminoso dell'amore di Dio che ci custodisce.
I testi fanno riferimento al dono di essere custoditi dall'amore di
Dio, in particolare da Gesù crocifisso, e al compito di essere, a
nostra volta, custodi per amore dell'intera creazione, di ogni
persona, specie della più povera, di noi stessi e delle nostre
famiglie, per far risplendere la stella della speranza. Ecco, mi
sembra che anche noi siamo chiamati ad essere custodi per amore nei
confronti dell'uomo».
Nell'introduzione mons. Corti,
che ha intitolato le meditazioni «La croce, vertice luminoso
dell'amore di Dio che ci custodisce. Chiamati a essere anche noi
custodi per amore», fa riferimento proprio all'omelia della messa
d'inizio pontificato di papa Francesco del 19 marzo 2013. Bergoglio
descriveva lo stile di Giuseppe, custode di Maria e di Gesù, come,
ricorda mons. Corti,
«fatto di discrezione, umiltà, silenzio, di presenza costante e di
fedeltà totale».
Tra quanti porteranno la croce nella Via Crucis vi sono anche persone provenienti dall'Iraq, dalla Siria, dalla Nigeria, dall'Egitto, dalla Cina. Questo l'elenco, fornito dall'Ufficio delle Celebrazioni pontificie: nella prima stazione a portare la croce sarà il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini; nella seconda una famiglia numerose: Alessandro Faustini e Rita Angela Fiorentino con i figli Diletta, Noemi, Letizia, Miriam, Michele, Gabriele; alla terza stazione una famiglia con figli adottivi: Francesco e Palma Serra con i figli Rafaela e Vitor, adottati in Brasile; alla quarta stazione una famiglia: Antonio Langella e Maria Grazia Casalino con i figli Alba e Francesco e il fidanzato della figlia Antonio Pagano; alla quinta stazione una malata Unitalsi accompagnata dalla sorella e da un barelliere; alla sesta stazione, dall'Iraq, le suore domenicane di Santa Caterina da Siena, suor Sundus Qasmusa e suor Susan Sulaiman; alla settima, dalla Siria, Philip Astephan e Wael Salibe; all'ottava, dalla Nigeria, Leo Udensi e Charles Nwoke; alla nona, dall' Egitto, Malak Gergis e Maikel Hanna; alla decima, dalla Cina, Ivan Zhao e Qi Qiaosu; all'undicesima stazione due suore dell' Istituto Secolari Maria Santissima Annunziata, suor Silvana Parmegiani e suor Mariangela Addis; alla dodicesima stazione, dalla Custodia di Terra Santa, padre Evenzio Herrera e padre Gianfranco Pinto Ostuni; alla tredicesima, due religiose dell' America Latina, Figlie di Nostra Signora della Pietà, suor Francisca Adelaida Rosales Ildefonzo e suor Ludy Fiorella Corpus Saldana; alla quattordicesima e ultima stazione, di nuovo il cardinale vicario Agostino Vallini.