Non capita spesso di poter ammirare e applaudire i tre titoli operistici di Claudio Monteverdi per tre giorni di fila, con lo stesso prestigioso direttore e con un gruppo di interpreti superlativi. L’occasione, più unica che rara, c’è stata a Venezia, dove il Teatro La Fenice ha celebrato nel modo migliore i 450 anni della nascita del sommo compositore cremonese, universalmente considerato l’inventore della moderna opera lirica.
Venerdì 16 è andato in scena “L’Orfeo”, sabato 17 “Il ritorno di Ulisse in Patria” e domenica 18 “L’incoronazione di Poppea”. Prevista una replica per ciascun spettacolo, fino al 21 giugno. Si è adottata una forma semi scenica delle tre opere, con la regia curata da John Eliot Gardiner e da Elsa Rooke. Gli English Baroque Soloists in palcoscenico, al centro Gardiner e attorno a loro l’azione dei coristi del Monteverdi Choir e di un drappello di solisti.
Gli spettacoli funzionano molto bene, il pubblico apprezza e applaude con meritate standing ovation. Merito della musica stupefacente di Monteverdi e di un gruppo di interpreti che rappresentano l’eccellenza in questo repertorio. Tutti capaci di scolpire le parole del testo con una dizione impeccabile, allenata dalla pratica con i madrigali e le composizioni sacre di Monteverdi.
Gardiner, che nel 1964, fondò a Cambridge il Monteverdi Choir ha una lunga consuetudine con la musica del genio cremonese, in cui ammira soprattutto la capacità di “trasmettere l’intera gamma delle emozioni umane”. Nel suo soggiorno veneziano Gardiner non ha mancato l’occasione per recarsi nella Basilica dei Frari, dove Monteverdi (morto a Venezia il 26 novembre del 1643) è sepolto in un cappella in cui non manca mai un fiore sulla tomba. “Mi sono raccolto in preghiera, ho ascoltato i consigli di Monteverdi e sono uscito dalla chiesa con un sacco di istruzioni che ho trasmesso ai miei musicisti”, ha detto Gardiner, fra il serio e il faceto, pochi minuti del debutto con “L’Orfeo”.
Fra gli interpreti, che nei tre spettacoli sono sempre stati in scena con diversi ruoli, hanno impressionato la presenza scenica e la voce di Gianluca Buratto, l’eleganza di Krystian Adam, io timbro di Lucille Richardot, l’autorevolezza di un interprete collaudato in questo repertorio come Furio Zanasi. Ma bravi davvero tutti e complimenti al Teatro La Fenice, una delle poche istituzioni musicali italiane che si sono ricordate di celebrare Claudio Monteverdi in questo anno così importante.