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sabato 07 settembre 2024
 
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Venezia sommersa: nel '66 ci avevano detto "Mai più", ma oggi il Mose diventa ruggine

13/11/2019  La città lagunare sotto quasi due metri d'acqua. La promessa fatta da Saragat nel 1966, dopo "l'acqua granda", a oggi la più disastrosa alluvione che abbia colpito il capoluogo veneto, risuona come un monito. Avremmo voluto raccontare un'altra storia

Le gialle paratoie del Mose che si sollevano a fermare l’onda minacciosa di marea gonfiata dal vento. La città è salva. La mareggiata non fa più paura. Le dighe mobili hanno fatto il loro dovere finalmente. Sarebbero state le immagini che tutto il mondo avrebbe voluto vedere stanotte. Pochi secondi di filmato per tirare un sospiro di sollievo. Saremmo qui a raccontare un’altra storia. E invece è accaduto di nuovo il disastro. Quota 187 sul “medio mare”, a soli 7 centimetri dall’”aqua granda” del 1966, la più disastrosa mareggiata che abbia mai colpito Venezia. Le cronache di oggi sembrano ricopiare tristemente quelle dei giorni successivi a quel terribile 4 novembre di 53 anni fa. In più, rispetto ad allora, al posto di quelle del Mose, ci sono soltanto le impressionanti immagini in diretta, raccolte dai veneziani e rimandate dai social che raccontano il terribile evento.   

San Marco sommersa, motoscafi arenati in piazza e morti

 

Ora, come allora, l’intera città lagunare, assieme a molti centri del litorale,  è stata sommersa  dalla marea e le acque per lunghissime ore sono state padrone assolute del centro storico. Imbarcazioni  affondate, gondole strappate agli ormeggi, motonavi  e motoscafi alla deriva, in balia delle raffiche di vento che  soffiava a oltre cento km orari; pianterreni di abitazioni, negozi, uffici, scuole completamente allagati; la Basilica di San Marco invasa da oltre un metro d’acqua, con la cripta divenuta un vero e proprio acquario. In Calle delle Razze, vicino a piazza San Marco, il simbolo della devastazione: un motoscafo sospinto a terra da una tromba d'aria che ieri, verso mezzanotte, si è abbattuta sull'area marciana mentre infuriava la mareggiata che ha raggiunto il picco verso alle 22,50.  C'è anche una vittima: nell’isola di Pellestrina un 78 enne è rimasto fulminato mentre cercava di azionare un’elettropompa nella sua abitazione allagata. E oggi un’altra straordinaria marea è attesa. I danni non sono ancora calcolabili. Quando l’acqua scenderà i segni su questa città unica, ma fragilissima, saranno evidenti a tutti, una volta in più.  

Alluvione del '66, quando Saragat disse: «Mai più». La promessa non mantenuta

  

Nel ’66 si disse solennemente: “mai più, Venezia deve essere protetta”. Oggi suonano con il sapore amaro della beffa le parole che pochi giorno dopo l’evento di mezzo secolo fa pronunciò l’allora presidente della Repubblica Saragat, in visita alla città ferita: “E’ chiaro che bisognerà apprestare una difesa efficace per salvaguardare questo patrimonio della civiltà umana che è Venezia e credo di potermi assumere questo impegno”.

Era chiarissimo già allora che eventi estremi del genere si sarebbero verificati ancora, anzi, con frequenza sempre maggiore. Si pensava che l’amare lezione del ’66 sarebbe bastata. Si pensava che Venezia si sarebbe fatta trovare preparata stavolta, a più di mezzo secolo di distanza. E invece le gialle paratie del Mose sono rimaste ad arrugginire sott’acqua, mentre sopra di esse si scatenavano gli elementi.

(foto in alto: Ansa)

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