Il Leone d'oro a Faust del regista russo Aleksandr Sokurov può anche essere salutato come la consacrazione di un cineasta di grande intelligenza e gusto visivo. Difficile però che folle di spettatori corrano al cinema per vedere questo film in costume, molto dark, molto dialogato, molto simbolico, sul mito reso eterno da Goethe: l'uomo che baratta la sua anima col diavolo in cambio del successo. Curiosa la rilettura di Sokurov (Mefistofele viene in realtà messo nel sacco da Faust perché oggi l'uomo è troppo avido e cattivo) ma 134 minuti di immagini toste sono troppi.
Fa davvero piacere il Premio Speciale della Giuria a Terraferma di Emanuele Crialese. E non per campanilismo ma perché il suo bel film dice cose grandi con una semplicità che va dritta al cuore.
Dissentiamo invece sulla Coppa Volpi per il miglior attore (Michael Fassbender per l'ossessione sessuale raccontata in Shame) e quella per la migliore attrice (la cinese Deanie Yip per A simple life, toccante ma nulla più). Molto più significative le prove dei quattro attori del film di Polanski: che il suo Carnage non abbia vinto nulla è il vero scandalo.
La Mostra ha confermato la sua soggezione nei confronti dell'Asia distribuendo poi il Leone d'argento per la miglior regia a Cai Shangjun (per il film sorpresa Ren shan ren hai) e premi minori ad altri titoli che difficilmente verranno ricordati. Inutile invitare al festival cineasti famosi e attori già affermati se poi non si ha il coraggio di premiarli quando lo meritano.