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sabato 17 maggio 2025
 
 

Venezuela sull'orlo della crisi

30/04/2017  Il pendolo delle crisi è tornato pericolosamente ad oscillare da una parte verso l’autoritarismo e dall’alto lato verso il caudillismo. In un’America Latina percorsa da grandi inquietudini è la democrazia a rischiare a 35 anni dal ritorno del subcontinente alla democrazia.

Il pendolo delle crisi è tornato pericolosamente ad oscillare da una parte verso l’autoritarismo e dall’alto lato verso il caudillismo. In un’America Latina percorsa da grandi inquietudini è la democrazia a rischiare a 35 anni dal ritorno del subcontinente alla democrazia. Sull’orlo del baratro c’è il Venezuela con le preoccupazioni espresse da Papa Francesco al Regina coeli di domenica 30 aprile e sull’aereo di ritorno dall’Egitto, ma assai vicini ci sono Paraguay ed Ecuador tra moti di piazza, scontri che alterano l’equilibrio tra i poteri istituzionali e la solita costante e drammatica diffusione della corruzione. E non  stanno bene nemmeno il Brasile e l’Argentina, dove il rischio del ritorno a politiche neoliberali con gravi conseguenze sulla situazione sociale è dietro l’angolo, al punto che ci si domanda se non sia addirittura finito un ciclo, quello del pluralismo politico e delle garanzie sul piano dei diritti umani. La situazione del Venezuela è quella più grave e rischia di trascinare le altre. La deriva autoritaria del presidente Maduro ha messo in luce l’inadeguatezza della rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez, troppo legata alla vulnerabilità del prezzo del petrolio e alle regole poco virtuose del mercato mondiale dell’energia. Così oggi un Paese letteralmente seduto sul petrolio sconta un’inflazione che ha raggiunto il picco dell’ 800 per cento, lo schianto del sistema sanitario pubblico, e la fame per i venezuelani. Ma di fronte all’impazzimento di un leader come Maduro che non  ha il carisma del comandante Chavez, uno che ai caudilli latinoamericani di sinistra e di destra si è sempre ispirato, il Paese ha scontato numerosi e cruciali errori di un’opposizione troppo divisa e poco propensa alle mediazioni, litigiosa anche al suo interno, benché maggioranza nel Parlamento e nel Paese. Così assistiamo da settimane a scontri sempre più cruenti con decine di morti e una repressione feroce delle manifestazioni di piazza. Nessuna mediazione ha avuto successo, né quella chiesta alla Santa Sede, che pure ha cercato di fare qualcosa, né quella di Unasur, l’organizzazione degli Stati sudamericani che ha cercato di mettere in campo alcuni facilitatori del dialogo. Bergoglio sull’aereo di ritorno dal Cairo è stato chiaro e al tempo stesso severo. Ha detto che è arrivato il tempo di decisioni serie e della consapevolezza che così non si va avanti. Ha detto che è ora di finirla di giocare al “tin tin pirulero”, un’espressione molto diffusa in America Latina che significa saltare di palo in frasca, senza idee, se non  quella di avviarsi allegramente verso il baratro. L’ammonizione vale per tutti in Venezuela, governo e opposizioni. La Santa Sede non intende tirarsi indietro, ma vuole garanzie di serietà e alcuni condizioni previe per migliorare la situazione sociale e sanitarie di una popolazione allo stremo e anche garanzie chiare dal punto di vista di un percorso istituzionale, cioè date certe per le elezioni e ripristino dei poteri parlamentari, per iniziare a facilitare il dialogo. Finora sembra che nessuno garantisca nulla. E lo stallo è pericoloso. Maduro ha detto alla gente in un drammatico discorso nei giorni scorsi di “prepararsi ad un tempo di massacri”. Intanto le bande armate dei colectivos, nate per difendere la rivoluzione bolivariana, attaccano i cortei delle proteste popolari. E si torna a sentire il rumore degli stivali e il tintinnio delle spade. I militari sono sempre più inquieti a Caracas e di solito quando tornano ad affacciarsi le divise in America latina le cose precipitano e le democrazie muoiono. Per questo Francesco, che ben presente ha le memorie tragiche del passato, ha suonato la sveglia e ha detto basta con il gioco del “tin, tin pirulero”.

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Le croci di Caracas al Regina Coeli, a San Pietro il calvario del Venezuela
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