Una manifestazione di protesta contro l'Europa in Polonia (Reuters).
La sensazione è ormai diffusa: tira una brutta aria per l’Europa. Il che, a poche settimane dal voto per l’Europarlamento, non invita certo all’ottimismo. “E’ decisamente in crisi lo storico sentimento europeista degli italiani, non v’è dubbio”, conferma Pietro Vento, direttore dell’Istituto Demopolis: “secondo i dati del nostro Barometro Politico, la fiducia nelle istituzioni comunitarie, che nel 2000 si attestava al 53%, si è ridotta di 18 punti negli ultimi 4 anni, passando dal 48% del 2010 al 30% odierno”.
Quali sono le cause principali di questa disaffezione?
“Molto incide la convinzione, oggi maggioritaria nell’opinione pubblica, che le politiche di austerity decise dall’Unione Europea stiano tutelando mercati, banche, poteri economici ed equilibri finanziari ben di più degli stessi cittadini: la pensa così il 52% degli italiani. Ma è una percezione che appare ampiamente diffusa anche in diversi altri Paesi del Vecchio Continente".
Un disaffezione che può mettere in crisi anche l’adesione al sistema dell’Euro?
“L’opinione pubblica tira un bilancio non positivo di oltre 12 anni di moneta unica soprattutto per le modalità con le quali essa è stata gestita. L’Euro non piace ma i due terzi degli italiani temono che uscirne oggi sarebbe molto rischioso e che fuori dalla moneta unica andrebbe peggio, in quanto il nostro Paese sarebbe troppo debole ed instabile per competere da solo sui mercati mondiali. Oggi solo un intervistato su tre vorrebbe uscire dall’Euro: ma si tratta di una quota crescente e più che raddoppiata negli ultimi 4 anni. Secondo i dati di Demopolis, gli italiani favorevoli ad un ritorno alla lira erano il 15% nel 2010, il 21% nel 2012, il 34% oggi. In più, se nel caso francese e in diversi Stati della Ue è spesso un singolo partito a catalizzare la battaglia contro l’Europa, in Italia il sentimento anti-Euro, sia pur minoritario, attraversa gli elettorati di quasi tutti i partiti”.