«Piazza Tahrir ha unito gli egiziani di ogni credo, cambiando il Paese per il meglio. Dobbiamo essere in grado di ascoltare la voce dei ragazzi che ne sono stati gli artefici». Sono rivolte alla rivoluzione le prime parole di Tawadros II (letteralmente Teodoro, "dono di Dio"), il 118° patriarca della Chiesa copto-ortodossa d'Egitto. Una delle cosiddette Chiese orientali antiche, che trae le proprie origini dalla predicazione di San Marco. Il nuovo leader spirituale della più grande comunità cristiana del mondo arabo si insedierà il 18 novembre, col titolo di papa di Alessandria, di tutta l'Africa e della santa sede di San Marco. A estrarre il suo nome dall'urna della Altar Lottery, è stata la mano di un chierichetto "guidata da Dio", secondo la tradizione, al termine di un lungo processo di successione, iniziato lo scorso 17 marzo, alla morte di Shenouda III, dopo un pontificato durato quasi quarant’anni.
Nell'urna, assieme al nominativo del nuovo papa, c'erano quelli del vescovo Raphael di Beheira e del monaco Raphael Ava Mina. I tre più votati dal comitato di circa 2.400 personalità religiose e laiche della comunità copta, incaricate di scremare i 17 candidati iniziali. Tra di essi c'erano anche il vescovo di Milano, Cirillo e l'accreditato vescovo Bishoi, contestato dai musulmani per alcune dure dichiarazioni anti-islamiche. Ma chi è il nuovo patriarca? Eletto il giorno del suo sessantesimo compleanno, Wagih Sobhi Baki Soliman è nato a Mansoura, sul Delta del Nilo. Teologo, monaco e sacerdote presso il Monastero di San Bishoy a Wadi El-Natrun, nel giugno del 1997 era stato ordinato vescovo generale di Beheira e ausiliario dell'arcivescovo Pachoemios (che è stato il patriarca "reggente" della Chiesa copta in questi mesi).
La sua elezione, quanto mai attesa da parte della comunità copta e non solo, giunge in un momento ancora travagliato per l’Egitto che, a quasi due anni dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011, resta invischiato nelle sabbie mobili istituzionali della transizione. La scorsa estate, dopo un anno e mezzo dalla cacciata di Mubarak, è stato eletto come nuovo presidente l'esponente della Fratellanza musulmana, Mohamed Morsi. Ma la Costituzione resta ancora da scrivere. E sono in molti coloro che temono possa essere improntata ai principi della sharia islamica. «Dobbiamo concentrarci su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide», queste le parole di Tawadros, «solo così si può fare il bene di ognuno».
Scontri
interconfessionali, attentati, discriminazioni. E' una lenta ma inesorabile
escalation quella che sta colpendo i cristiani d'Egitto, negli ultimi mesi. E
dire che, durante i 18 giorni della rivoluzione anti-Mubarak, all'inizio del 2011,
il mondo aveva apprezzato le immagini ecumeniche provenienti da piazza Tahrir:
croce e mezzaluna insieme, il Vangelo accanto al Corano. L'iniziale connubio
rivoluzionario tra cristiani e musulmani è andato sgretolandosi giorno dopo
giorno, nel caos di un Paese in transizione. Gli scontri si moltiplicano. I
pretesti sono futili. Già nel maggio del 2011, il doppio assalto alle
chiese di Saint Mena e della Holy Virgin, al Cairo, era costato la vita a 12
cristiani. Alla base dell'agguato un matrimonio misto.
La
scorsa estate la località di Dahshur, a sud del Cairo, è stata teatro di una
piccola guerra civile tra islamici e copti, con tanto di abitazioni date alle
fiamme. Il motivo? Una camicia bruciata, un errore di stiratura nella
lavanderia di un cristiano ortodosso, ai danni di un cliente musulmano. «Ho
paura. Sprango la porta di casa. Non mi fido più a far uscire i miei figli da
soli di sera», dice Maged Samir, un cristiano residente nel quartiere di Giza,
che assieme a quello di Shubra è tra i più popolati dalla comunità copta della capitale egiziana. A pesare come un macigno sui cristiani è stata la decisione
di votare in massa per il feldmaresciallo Ahmed Shafiq (uomo organico al regime
di Mubarak), alle scorse elezioni presidenziali. Una scelta che ha reso i copti
ago della bilancia al primo turno elettorale, favorendo Shafiq ai danni del
nasseriano Hamdin Sabahi, collettore delle speranze della sinistra.
«Non potevamo
votare per Morsi, un presidente islamico», dice Maged, «ma la scelta di un
contro-rivoluzionario come Shafiq ci ha allontanato anche dai liberali e dai
democratici. La sinistra ora ci addita come traditori. Siamo all'angolo».
Ben due cristiani
avevano tentato la candidatura: l'avvocato Mandou Ramzi e Nabil Bebuia. Per
entrambi il verdetto è stato lo stesso: troppo poche le firme presentate al
vaglio della Commissione elettorale. Dal canto suo il neo-presidente Mohamed
Morsi ha più volte manifestato la propria apertura nei confronti della
minoranza cristiana, annunciando la nomina di un vice-presidente copto. Il 18
novembre ci sarà anche lui, nella Cattedrale di Abasseya, per salutare
l'insediamento di Tawadros II.
«Un teologo, aperto ai giovani. Il nuovo patriarca saprà interpretare il cambiamento in atto nel Paese». Youssef Sidhom non ha dubbi. Lui la comunità cristiano-ortodossa d'Egitto la conosce bene, dopo anni di direzione della rivista settimanale Watani (il mio Paese), l'unico periodico di ispirazione cristiana presente nel Paese a maggioranza islamica. A fondarlo, nel 1958, è stato suo padre, Antoine Sidhom. Da allora Watani è diventato una voce importante nel panorama editoriale egiziano, capace di raggiungere oltre mezzo milione di famiglie.
«Tawadros è un vescovo lontano dalla politica», spiega Sidhom, «come del resto erano anche gli altri due candidati, Raphael e Raphael Mina. Credo che possa essere l'uomo giusto per traghettare la comunità cristiana in questa fase delicata in cui sembrano prevalere l'instabilità politica e l'odio interconfessionale. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un capo spirituale aperto al dialogo e all'ecumenismo».
Le attese sono molte. Il nuovo patriarca sarà chiamato a un compito difficile, proseguire il lavoro svolto negli ultimi quarant'anni da Shenouda III. «Durante il suo pontificato la Chiesa copta ha allargato i propri confini». osserva ancora Sidhom, «è stato un innovatore, molto carismatico e amato dalla gente. La comunità cristiana è cresciuta in questi anni. Persino dal punto di vista elettorale. Quest'estate ci si è resi conto di quanto importante sia il voto dei 4 milioni di elettori copti, in vista del risultato finale». Il riferimento è alle scorse consultazioni presidenziali, che hanno visto la risicata vittoria del fratello musulmano Mohamed Morsi, sull'ex premier Ahmed Shafiq, che era supportato appunto dai copti.
«E’ stato un voto difensivo», spiega Sidhom, «la comunità aveva paura che anche il presidente della Repubblica, come già il Parlamento, potesse finire in mano a fratelli musulmani e salafiti. A due anni dalla rivoluzione i copti d'Egitto stanno cercando di uscire dall'ostracismo, tra mille problemi. La bomba di Alessandria a Capodanno del 2011 e la strage di Masbero lo scorso autunno sono ferite ancora aperte. Confidiamo nell'aiuto della nuova guida spirituale, per voltare pagina».
La cronologia dei due anni più difficili per i copti d'Egitto.
1 gennaio 2011 – Alessandria d'Egitto. Un'autobomba parcheggiata davanti alla cattedrale copto-ortodossa dei Santi (Al-Qiddissine), nel quartiere di Sidi Bishr, esplode durante la messa di mezzanotte. Il bilancio è di 23 morti e almeno 75 feriti.
25 gennaio 2011 – Sull’onda della "rivoluzione dei gelsomini", che il 14 gennaio ha costretto alla fuga il presidente tunisino Zine El-Abidine Ben Ali, gli egiziani scendono in piazza Tahrir, al Cairo. Chiedono le dimissioni di Hosni Mubarak. Copti e musulmani sono insieme nella protesta.
11 febbraio 2011 – Dopo 18 giorni di protesta, Hosni Mubarak si dimette.
7 maggio 2011 – Un gruppo islamista armato attacca la chiesa di Saint Mena e quella della Holy Virgin, entrambe al Cairo. Nel doppio assalto perdono la vita 12 persone e almeno 230 restano ferite.
8 ottobre 2011 – Una pacifica manifestazione dei copti, nel quartiere di Masbero, si trasforma in una strage. La polizia spara sulla folla. A terra restano almeno 25 persone.
Febbraio 2012 – Si concludono le prime elezioni politiche del dopo-Mubarak. Il nuovo Parlamento è guidato dai Fratelli musulmani di "Libertà e Giustizia". Seconda forza politica sono i Salafiti di "Al Nour".
17 marzo 2012 – Dopo 40 anni di pontificato, muore papa Shenouda III. Inizia il lungo iter per la successione.
24 giugno 2012 – Il candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Morsi, batte Ahmed Shafiq al ballottaggio e diventa il nuovo presidente della Repubblica araba d'Egitto.
Agosto 2012 – La cittadina di Dahshur, 40 chilometri a sud del Cairo, è teatro di una settimana di violenti scontri tra copti e musulmani, con decine di feriti e intere abitazioni date alle fiamme.
4 novembre 2012 –Tawadros II viene eletto 118° patriarca dei copti d'Egitto.