(nella foto: monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri)
«Non avrei mai accettato che ci fosse una situazione anche solo di sospetto di qualche connivenza della Chiesa con la mafia o la massoneria. Devo dire, però, che don Pino Strangio ha subito capito la situazione e mi ha chiesto di sollevarlo dall’incarico». Monsignor Francesco Oliva, dal 2014 vescovo di Locri-Gerace, prende chiaramente le distanze da situazioni controverse. «Attendiamo l’esito del processo e la sostituzione del rettore di Polsi non vuole essere un anticipo dell’esito delle vicende giudiziarie», dice, il vescovo, «ma da parte nostra non ci vuole essere nessuna complicità e nessuna connivenza con forze estranee al Vangelo, né di massoneria né di ndrangheta. Per quanto ci riguarda faremo di tutto per prestare tutta l’attenzione che è possibile prestare su questo».
Come è stata presa la notizia nella locride?
«Con un po’ di sorpresa perché don Pino era lì da tanti anni. Io sono del parere che sia necessaria, negli uffici e nelle parrocchie, una alternanza dopo un certo periodo di tempo, anche se in questo caso l’alternanza è stata dettata dalle dimissioni chieste da don Strangio per seguire la sua personale vicenda. C’è poi da considerare anche la situazione delicata del santuario in questo momento perché il luogo è inaccessibile per le frane che si susseguono per il mal tempo. Il successore di don Pino avrà il suo da fare per verificare il da farsi al santuario».
Nella lettera che ha inviato al vecchio e al nuovo rettore ha ribadito l’incompatibilità tra Vangelo e mafia.
«Certo. Sappiamo che su Polsi c’è una attenzione e sappiamo quali sono le accuse che si rivolgono a quel luogo. Sappiamo anche le cose che sono accadute in passato. Al nuovo rettore ho fatto questa consegna: “vigilanza”. Ci vuole una maggiore attenzione, per quanto possibile, perché certe cose non devono accadere. Purtroppo non è facile lavorare in quella situazione. Il nuovo rettore avrà anche il sostegno da parte di validi collaboratori sia laici che sacerdoti in modo che il santuario splenda per il suo ruolo spirituale e religioso. Mi auguro che certe cose che sono accadute in passato non si ripetano. E, per quanto dipende da noi, non si ripeteranno. Da parte nostra faremo di tutto. Stiamo anche decidendo nuovi interventi di maggiore controllo, per esempio, con la video sorveglianza e con l’accoglienza. Certo lì ci sono diritti atavici vantati da parte di vari gruppi, ma noi ce la metteremo tutta».
Qual è il profilo di don Antonio Saraco?
«Il nuovo rettore fa il suo dovere di parroco in una parrocchia di Ardore, ed è molto attento alle problematiche sociali. Inoltre porta avanti un oratorio che ha stabilito la sede in un immobile confiscato alle mafie dato dal Comune. Sono sicuro che saprà fare bene».