La prima Via Crucis al Colosseo venne celebrata nel 1750, voluta da papa Benedetto XIV per quell’anno giubilare. Ma la pratica della Via Crucis con 14 stazioni ebbe origine in Spagna almeno un secolo prima, portata poi in Italia dal francescano padre Salvatore da Cagliari, che fece erigere nel convento delle Croci di Firenze una Via Crucis.
Ma fu fra Leonardo da Porto Maurizio che introdusse le meditazioni su ogni stazioni. E’ lui che diffuse la pratica prima in tutte le chiese francescane e poi chiese a papa Clemente XII di autorizzare anche altre chiese. Il pontefice ammirato dell’opera di fra Leonardo dispose con il breve Exponi nobis del 1731 che tutte le chiese venissero dotate di una Via Crucis. Fra Leonardo ne costruì 572 e la più importante fu quella del Colosseo, benedetta il 27 dicembre 1750 da Benedetto XIV, papa Lambertini, che consacrò il Colosseo alla passione di Cristo e alla memoria dei martiri. Vennero erette 14 stazioni e una grande croce al centro dell’anfiteatro.
Per oltre un secolo, fino all’Unità d’Italia, il Colosseo era la meta della Via Crucis che percorreva la via Sacra. Con l’Unità si perse la tradizione, il papa restava chiuso in Vaticano e le edicole e la croce furono rimosse. Solo nel 1926, mentre si definivano i dettagli del Concordato con la conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa la croce tornò al Colosseo, non al centro, ma di lato dove si trova tuttora. Fu Giovanni XXIII a riportare il rito nell’anfiteatro Flavio nel 1959 ma solo per quell’anno. La tradizione costante della Via Crucis al Colosseo venne ripresa nel 1965 da Paolo VI e fu anche la prima volta della trasmissione in diretta eurovisione della Rai.
La trasmissione in mondovisione arrivò invece nel 1977, la prima a colori. Giovanni Paolo II affidò le meditazioni non solo a religiosi, ma anche a personalità della cultura e a laici. Nel 1999 le fece scrivere al poeta Mario Luzi, nel 2002 a 14 giornalisti accreditati alla Sala Stampa, nel 1993 e nel 1994 da due donne, madre Anna Maria Canopi, abbadessa benedettina di Orta san Giulio e sorella Minke de Vries, della comunità protestante svizzera di Grandchamp. Nel 1994 le scrisse il patriarca ecumenico Bartolomeo I. Memorabile resta l’ultima Via Crucis di Wojtyla collegato in diretta televisiva dal Palazzo apostolico ripreso di spalle con le meditazione del cardinale Joseph Ratzinger, il quale invitò a riflettere sulla “sporcizia” nella Chiesa.