Città del Vaticano, lunedì 26 ottobre 2015. Papa Francesco incontra circa 7 mila gitani. Foto Ansa.
Mai più tragedie come quelle che hanno visto bambini che «muoiono di freddo o tra le fiamme», ma
anche mai più «falsità, truffe, imbrogli, liti»: è arrivato il tempo di
costruire società e periferie «più umane». Papa Francesco ha ricevuto in udienza circa 7.000 gitani provenienti da una trentina di Paesi. Erano presenti delegazioni Rom, Sinti, Kalè, Manouchrs, Travellers, Romanichals, Gens de voyage e Sea Gipsy. Un pellegrinaggio mondiale in ricordo dello storico incontro avvenuto 50 anni fa, il 26 ottobre 1965, a Concilio ancora aperto, tra Paolo VI e i gitani nel campo di Pomezia: «Dovunque vi fermiate, voi siete considerati importuni ed estranei. Qui no; qui trovate qualcuno che vi vuole bene, vi stima, vi
apprezza, vi assiste», disse allora Giovanni Battista Montini. Parole riprese oggi da Jorge Mario Bergoglio.
«Conosco le difficoltà del vostro popolo», ha affermao papa Francesco in un'udienza carattterizzata da musiche, danze e colori. «Visitando alcune parrocchie
romane, nelle periferie della città, ho avuto modo di sentire i vostri
problemi, le vostre inquietudini, e ho constatato che interpellano non
soltanto la Chiesa, ma anche le autorità locali. Ho potuto vedere le
condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute alla
trascuratezza e alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di
sussistenza. Ciò contrasta col diritto di ogni persona ad una vita
dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza
sanitaria. L’ordine morale e quello sociale impongono che ogni essere
umano possa godere dei diritti fondamentali e debba rispondere ai propri
doveri. Su questa base è possibile costruire una convivenza pacifica,
in cui le diverse culture e tradizioni custodiscono i rispettivi valori
in atteggiamento non di chiusura e contrapposizione, ma di dialogo e
integrazione. Non vogliamo più assistere a tragedie familiari in cui i
bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a
persone depravate, i giovani e le donne sono coinvolti nel traffico di
droga o di esseri umani. E questo perché spesso cadiamo
nell’indifferenza e nell’incapacità di accettare costumi e modi di vita
diversi da noi».
Città del Vaticano, lunedì 26 ottobre 2015. Papa Francesco incontra circa 7 mila gitani. Foto Ansa.
«Vorrei che per il vostro popolo si desse inizio ad una nuova storia.
E'
arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e
reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione,
del razzismo e della xenofobia», ha aggiunto il Bergoglio. Che non ha
mancato di richiamare i gitani a essere bravi cristiani e bravi
cittadini: «Esorto voi per primi, nelle città di oggi in cui si respira tanto
individualismo, ad impegnarvi a costruire periferie più umane, legami di
fraternità e condivisione; avete questa responsabilità, è anche compito
vostro. E potete farlo se siete anzitutto buoni cristiani, evitando
tutto ciò che non è degno di questo nome: falsità, truffe, imbrogli,
liti. Cari amici, non date ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica
occasioni per parlare male di voi. Voi stessi siete i protagonisti del
vostro presente e del vostro futuro. Come tutti i cittadini, potete
contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le
leggi, adempiendo ai vostri doveri e integrandovi anche attraverso
l’emancipazione delle nuove generazioni. Vedo qui in Aula molti giovani e
molti bambini: sono il futuro del vostro popolo ma anche della società
in cui vivono. I bambini sono il vostro tesoro più prezioso. La vostra
cultura oggi è in fase di mutazione, lo sviluppo tecnologico rende i
vostri ragazzi sempre più consapevoli delle proprie potenzialità e della
loro dignità, e loro stessi sentono la necessità di lavorare per la
promozione umana personale e del vostro popolo. Questo esige che sia
loro assicurata un’adeguata scolarizzazione. E questo dovete chiederlo: è
un diritto!»