Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 08 settembre 2024
 
dossier
 

Vicenza e Camerun, 40 anni di amicizia

05/04/2014  La presenza in Camerun dei sacerdoti vicentini risale al 1976. Un lavoro imponente per lo sviluppo, la sanità e l'educazione di migliaia di ragazzi.

I ragazzi della scuola di Tcherè, in Camerun (foto di R. Gobbo).
I ragazzi della scuola di Tcherè, in Camerun (foto di R. Gobbo).

La diocesi di Vicenza ha una lunga tradizione di presenza in Cameroun. Fu nel lontano 1976 che il vescovo di Sangmélima (sulle rive del fiume Lobo, a sud del Paese), mons. Pierre-Cèlestin Niku, chiese all'allora vescovo di Vicenza, monsignor Arnoldo Onisto, di inviare dei preti diocesani. Furono mandati don Francesco Ferro e don Luciano Ruaro. Da lì tutto cominciò. Ma è soltanto nel 1980 che entra in vigore la prima convenzione quinquennale tra le due diocesi, poi rinnovata nel 1990. La visita del vescovo Onisto, nel 1981, aveva dimostrato che Vicenza a quella missione ci teneva.

Negli anni 1986-1987, in previsione della scadenza della convenzione con la diocesi di Sangmelima, che si avviava verso l’autosufficienza, si prese contatto con alcune diocesi dell’estremo Nord, zone di prima evangelizzazione, e si firmò un accordo con il vescovo di Maroua-Mokolo, mons. Jacques de Bernon, per la missione di Durum (sui monti Mandara), dove si recarono don Giuseppe Pettenuzzo e don Ruggero Bravo. La nuova parrocchia si chiamava Saint Pierre. Nel 1989, a dare man forte arrivarono quattro suore della Divina Volontà di Bassano. Ai vicentini venne affidata anche un'altra parrocchia, limitrofa: Duvangar.

Nel 1993, le suore della Divina Volontà cominciano un nuovo servizio nella vicina diocesi di Yagua, e precisamente nella missione di Mindif. Nel 1994, la parrocchia di Duvangar venne  divisa e venne creata quella di Saint Marc e Tchéré-Tchakidjebé; primo parroco fu don Lorenzo Zaupa.

Nel 1997, ci furono l’inaugurazione, da parte del vescovo Pietro Nonis, del nuovo centro parrocchiale di Tchéré-Tchakidjebè, la consacrazione della prima chiesa nella parrocchia di Durum e della prima chiesa di Duvangar, nonché l’ordinazione del primo prete mofu (l'etnia che abita le montagne del Nord del Cameroun), l’abbè Daniel Denguez.

I sacerdoti vicentini partono per il Camerun anche per insegnare nel Seminario interdiocesano di Maroua; tra questi, don Luciano Bordignon. Nel 1998, finisce l’impegno della diocesi di Vicenza nella parrocchia di Duvangar, che passa in mano ai preti locali. Gli avvicendamenti continuano e, nel 2004, arrivano don Damiano Meda e don Giampaolo Marta. Nel 2006, la nuova avventura si chiama Loulou. E' un distretto parrocchiale che nel 2007 diventa parrocchia, e viene intitolata a S. Giuseppina Bakhita. Don Giuseppe Pettenuzzo è il primo parroco, coadiuvato da don Maurizio Bolzon, che poi nel 2009 lo sostituisce. Rimane solo per un anno e mezzo, poi, nel 2011, arriva don Leopoldo Rossi. Lo scorso anno, a Tchéré, c'è stato l'altro avvicendamento: don Damiano Meda rientra; lo sostituisce don Gianantonio Allegri.

Tchéré-Tchakidjebe è una parrocchia che si estende per circa 30 chilometri e ingloba 26 villaggi, la scuola funziona dal 2001.

A 45 chilometri da Maroua, di cui 25 di sterrato, la parrocchia di Loulou si estende per 50 chilometri. Ci sono 26 comunità, per circa 7.000 cristiani, con una media di 60-70 battesimi all'anno.

 

 

La Chiesa locale di Maroua-Mokolo, nata ufficialmente come prefettura apostolica nel marzo 1968 ed eretta a diocesi nel 1973, guarda allo spirito del Concilio Vaticano II. La parola d’ordine che ha guidato e continua a sostenere l’impegno missionario di questa Chiesa è mettre l’homme débout (mettere l’uomo in piedi). Lo sforzo è di dare dignità a una popolazione che viene da una storia di oppressione, curva sotto il peso di successive dominazioni: islamica, tedesca, francese.

La diocesi conta 35 parrocchie e sette distretti, retti questi ultimi da un amministratore laico e da un prete moderatore. Vi operano una quarantina di preti diocesani, fra cui i quattro vicentini. Accanto a loro operano una trentina di religiosi e religiose, di diverse Congregazioni, tra cui le suore della Divina Volontà, che hanno lì anche il Noviziato. Un Seminario teologico interdiocesano garantisce la formazione dei giovani preti locali.

I cattolici battezzati sono circa sessantamila, più numerosi sono i catecumeni e i simpatizzanti. I musulmani rappresentano un terzo della popolazione. Le relazioni tra la Chiesa cattolica e l’Islam ufficiale sono sempre state amicali.

La Chiesa diocesana opera con tre priorità: sviluppo, sanità, educazione. Per quanto riguarda lo sviluppo, va tenuto presente che l'ambiente è piuttosto ostile: la siccità è endemica, le piogge sono sempre meno abbondanti, la desertificazione avanza, la popolazione aumenta rapidamente e le terre disponibili sono sempre meno. Sul fronte della sanità, la diocesi è presente con un suo ospedale, una decina di centri sanitari e più di duecentoventi comitati di sanità, sparsi sul territorio. Per quanto attiene alle strutture educative, ci sono due Collegi di scuola secondaria e una trentina di scuole primarie.

 

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo