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lunedì 07 ottobre 2024
 
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Vicini ai fragili aiutando chi aiuta

20/12/2023  Far fronte alle emergenze con pietanze caldi, posti letto, farmaci, ma anche offrire opportunità di lavoro e riscatto sociale: sono gli obiettivi di un ingente investimento

Paolo Bonassi
Paolo Bonassi

Pasti caldi, posti letto, indumenti, farmaci: ci sono la concretezza e l’urgenza delle necessità primarie alla radice del progetto “Aiutare chi aiuta”, che vede il primo gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo, impegnato al fianco della Caritas per sostenere iniziative di contrasto alla povertà. La collaborazione tra le due realtà ha preso avvio nel 2018, quando l’istituto di credito ha iniziato a strutturare l’impegno per il sociale con obiettivi a lungo termine, ma è nel 2020, cioè nella fase più complessa dell’emergenza pandemica, che il progetto ha assunto la fisionomia attuale. Nell’immediato, l’obiettivo era quello di offrire un salvagente a chi rischiava di perdere tutto, tra opportunità lavorative improvvisamente andate in fumo, problemi con la casa e situazioni sanitarie difficili. 

Il bilancio del triennio 2020-2022 rivela un impegno cospicuo e ben indirizzato. Intesa Sanpaolo ha stanziato 4,5 milioni di euro, che si sono tradotti in oltre un milione di interventi su tantissimi fronti. Grazie al coinvolgimento di 80 Caritas diocesane in tutta Italia, sono stati raggiunti 40 mila beneficiari. L’aiuto ha assunto volti diversi: dove necessario, sono stati forniti cibo e farmaci, nonché ospitalità in case e strutture d’accoglienza. In altri casi il supporto ha avuto una dimensione più a lungo termine, concentrandosi sulla ricerca lavorativa e sull’avviamento di nuove imprese, soprattutto nelle aree più periferiche e penalizzate del Paese. Pur operando sempre con uno sguardo globale, il progetto ha anche saputo concentrarsi, di volta in volta, su fragilità specifiche. Ad esempio, nel periodo 2021-2022 è stata rivolta una speciale attenzione alle persone anziane, mentre nell’anno successivo il focus ha interessato le povertà giovanili. E ora si guarda avanti. Sì, perché quello che inizialmente era nato come un intervento d’emergenza, si è trasformato, nel tempo, in un programma strutturale. Per il periodo 2023-2024, Intesa Sanpaolo e Caritas hanno scelto di rivolgersi a una popolazione invisibile per antonomasia: quella carceraria. «Desideriamo promuovere il lavoro e la formazione professionale, che sono la migliore fonte di riscatto sia dentro il carcere sia al termine della pena quando si avvia il reinserimento» spiega Paolo Bonassi, responsabile della struttura Iniziative strategiche e social impact a diretto riporto del consigliere delegato Carlo Messina. «Ci spinge uno slancio verso la ricostruzione, della persona e della società. Attraverso la collaborazione con Caritas riusciremo a intervenire in un numero di istituti penitenziari maggiore rispetto a quanto facciamo oggi, a rispondere con efficacia ai bisogni che emergono. L’obiettivo è dare nuova dignità e uno sguardo di speranza anche a chi ha sbagliato».

“Aiutare chi aiuta” è una delle azioni programmatiche seguite dalla neonata struttura “Intesa Sanpaolo per il sociale” con sede a Brescia. Ma il gruppo bancario ha un impegno più ampio: intende destinare 1,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni al contrasto delle diseguaglianze e all’inclusione. Tra le tante iniziative, c’è anche un momento di festa: “Noi insieme”, un pranzo natalizio con persone e famiglie in stato di fragilità, realizzato a Brescia nei nuovi spazi della struttura.

«L’impegno sociale di Intesa Sanpaolo nasce da motivazioni morali perché la povertà non è ammissibile in un Paese moderno come il nostro», spiega Paolo Bonassi, responsabile dell’unità che segue le attività sociali. «Ma le ragioni sono anche altre. Le disuguaglianze frenano crescita e sviluppo del Paese. I nostri progetti raccolgono l’eredità delle fondazioni caritative da cui origina il gruppo, portandole nella società attuale. Il contrasto alle disuguaglianze è un obiettivo strategico»

 

 
 
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