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domenica 15 settembre 2024
 
referendum
 

Vince il no, Renzi si dimette, si apre una crisi al buio

05/12/2016  La netta bocciatura della riforma costituzionale apre nuovi scenari politici. Altissima la partecipazione. Ecco tutte le ipotesi conseguenti alla sconfitta del premier, che si dimette e si lascia dietro le spalle un Paese diviso: da un (improbabile) Renzi-bis a una Grossa Coalizione all'italiana.

Il Paese ha deciso. E ha bocciato la riforma costituzionale del premier Matteo Renzi.  Non solo la riforma, anche l'attuale governo. "L'esperienza del mio governo finisce qui", dichiara il premier, che ne prende atto, pochi minuti dopo l'esito del voto. Vincono nettamente i no (oltre il 60 per cento, ma in Sardegna e in Sicilia superano il 70) e per il Paese si apre una crisi al buio. L'errore di personalizzare fin dall'inizio il referendum da parte del premier ha avuto e avrà le sue conseguenze. Renzi lascia dietro di sè un'Italia divisa, ma anche straordinariamente partecipativa sui temi della Costituzione. Ha votato una percentuale di elettori che non si vedeva da tempo: quasi il 70 per cento. Ora però si apre una fase di instabilità politica molto complicata, la cui gestione è nelle mani del presidente della Repubblica Mattarella. 

Impossibile, a caldo, fare previsioni certe su quel che accadrà. Si possono però ipotizzare le strade possibili. Sembra improbabile un Renzi bis, in pratica un rimpasto di governo sostenuto grazie alla maggioranza di cui dispone il Pd. Non pare che il Partito democratico - in cui è immaginabile una resa dei conti tra maggioranza e minoranza -  disponga di un'alternativa pronta a sostituire il segretario-premier, (che non vede l'ora, come ha detto, di consegnargli i dossier delle cose da fare). Ma potrebbe trovarla, affidandola a una personalità di compromesso tra minoranza e maggioranza (Grasso? Delrio?).

Oltre a un governo "di scopo" (il tempo di arrivare alle elezioni anticipate) o "governo tecnico" una delle ipotesi potrebbe essere un Governo "dalle larghe intese", un "governo del Presidente" con la presenza di partiti di destra e di sinistra, una maggioranza ad ampio spettro come quello che sostenne Monti nel 2011. Se dovessero chiudersi queste strade, per Mattarella non resterebbe che rimandare le Camere alle elezioni anticipate (come premono i Cinque Stelle, dati nei sondaggi come primo partito, ma anche la Lega di Salvini, mentre Forza Italia chiede la chiusura fisiologica di questa legislatura, nel febbraio 2018).

Una delle incognite della fase che si va ad aprire è la legge elettorale: se si andasse al voto con il cosiddetto "Consultellum"
 (ovvero la vecchia legge elettorale "emendata" dopo la sentenza della Consulta), si tornerebbe sostanzialmente al proporzionale. E a quel punto, in un'Italia tripolare, se non dovesse emergere una maggioranza certa, vista la mancanza di un premio di maggioranza non resterebbe che puntare a una Grossa Coalizione all'italiana. Ecco cosa ci aspetta nei prossimi giorni, in un'Italia in cui la crisi economica è lungi dall'essere superata. Con i mercati internazionali che ci tengono d'occhio e lo spread che incombe come una spada di Damocle.

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