Costruire delle reti sul territorio e tranquillizzare le famiglie, ingredienti preziosi per vivere al meglio l’integrazione tra i banchi di scuola. Lo assicura Vinicio Ongini, esperto della Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Miur, e autore, tra l’altro, di Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale (Editori Laterza, 2011). Partendo dal caso limite della scuola materna statale "Quadrifoglio" di Arcella, quartiere di Padova (66 alunni stranieri iscritti di cui un solo italiano), spiega: «È importante parlarne con calma, non solo quando scoppia la polemica, perché il caso si porrà anche nei prossimi anni. Nelle ultime Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri del febbraio 2014 , un paragrafo è dedicato a questi temi: in un quartiere ad altissima densità di immigrati, a chi si occupa sul territorio delle politiche relative all’istruzione – dai dirigenti scolastici delle scuole di quel luogo, al Comune, alla circoscrizione, all’Ufficio scolastico- si raccomanda un’adeguata distribuzione delle iscrizioni in modo che gli stranieri non vadano tutti nelle stessa scuola».
Quindi, in primo luogo, un tavolo attorno al quale sedersi. «Nel quartiere di Padova in questione ci sono tre scuole: una statale, quella in cui è nato il caso, accanto una scuola comunale dell’infanzia, in cui i numeri sono diversi (il 50% dei bambini non è italiano), poi una scuola delle suore dove una mamma dice di aver portato sua figlia perché non voleva stare con tutti stranieri». Scuole diverse. «Governare vuol dire trovare soluzioni a situazioni complesse: se fossero state tre scuole elementari sarebbe stato più facile. In questo caso bisogna mantenere la disparità sotto controllo, fare rete, mediare, coinvolgere anche le associazioni di volontariato e individuare forme di compensazione». Anche economica.
Ma se gli stranieri ci sono, e sono molti, qualche preoccupazione resta. «Occorre ridimensionare la minaccia. La mamma dell’unica bambina italiana della scuola di Padova dice una cosa interessantissima: sua figlia era molto tranquilla e serena, era lei ad essere preoccupata. Non è una babele il posto in cui ci sono gli stranieri, l’l’80% dei figli di immigrati iscritti nelle scuole dell’infanzia (dove, tra l’altro, vengono usati tanti linguaggi, da quello della musica a quello del corpo) è nato in Italia».
E dal punto di vista religioso? «Non si procede per sottrazione: siccome ci sono altre tradizioni allora il Natale viene cancellato. Chi lo fa sbaglia. Semmai si aggiunge. Stiamo andando verso un mondo eterogeneo: chi è stato già da piccolo in classi-mondo ha sicuramente molta esperienza in più».