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martedì 20 maggio 2025
 
 

Vinitaly presenta “Ascolta il vino”

24/03/2015  L’iniziativa, nata da Onav e Uic, è dedicata a ipo e non vedenti, e anche ai non udenti, con l'obiettivo di farne grandi conoscitori e degustatori di vino. Presentata i anteprima alla fiera veronese, partirà a maggio con due corsi. Con obiettivi ambiziosi.

Per raggiungere l'obiettivo, ci vuole naso. Mai come nel caso della nuova sfida di Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino), questo concetto rappresenta il vero. «Ascolta il vino», in collaborazione con l'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, è dedicato a ipo e non vedenti, con l'obiettivo di farne grandi conoscitori e degustatori di vino.

Ma questo progetto, partito una decina di anni fa, con corsi che hanno coinvolto circa 200 persone in tutta Italia, oggi fa un passo ulteriore. Il presidente Onav, Vito Intini, in questi giorni al Vinitaly di Verona, anticipa la nuova iniziativa, che sarà presentata alla stampa il 9 aprile, all'Urban Center (Galleria Vittorio Emanuele) di Milano.

«Recentemente, abbiamo siglato un accordo di collaborazione anche con l'Ente nazionale per l'assistenza e la protezione dei sordi. Testato l'interesse e, visto il riscontro positivo, siamo pronti per partire a maggio con due corsi, uno a Milano e uno in Piemonte. Così la nostra proposta, nata con un intento di tipo socializzante, per avvicinare ipo e non vedenti alle persone vedenti, oggi va oltre, si struttura, e si dà un obiettivo ambizioso, ovvero la preparazione specifica in vista di possibili sbocchi professionali».

- C'è già qualcosa di concreto?

«So che una persona, che ha frequentato in passato i nostri corsi, ha trovato lavoro come annusatore di profumi. Un altro sbocco professionale importante è la degustazione. Perché è davvero incredibile quello che riescono a trovare non vedenti e non udenti in un calice di vino: sfumature che noi non percepiamo. Non è possibile che uno entri in un bar, e finisca con il bere varechina invece che cedrata, che hanno odori totalmente diversi. Invece, è accaduto. È evidente che ci siamo disabituati ad utilizzare il naso, mentre in chi manca di un senso, naturalmente si acuiscono gli altri, in una sorta di compensazione. Non vedenti e non udenti hanno veramente una sensibilità degustativa e olfattiva superiori. I corsi del passato ci hanno entusiasmato perché si sono creati legami solidi tra i partecipanti, i nostri soci, i viticoltori, tanto che alcuni hanno deciso di utilizzare etichette in braille per le bottiglie del loro vino. E poi c'è da dire che abbiamo imparato molto più noi da loro, sul loro modo di comunicare. È stata perciò un'esperienza straordinaria prima di tutto dal punto di vista umano. Ecco perché abbiamo deciso di rilanciare».

Inoltre, l'iniziativa alla passione unisce la solidarietà, visto che il ricavato è stato devoluto all'Unione nazionale ciechi per la prevenzione dei problemi agli occhi nei giovani.

«Certo, ma vogliamo andare oltre. Vogliamo cambiare quel modo di pensare che fa dei sordi e ipo vedenti delle persone da assistere. Innanzitutto, degustare vini è un piacere, crea relazioni, e questo è importante per chi spesso resta ai margini. E poi la possibilità di lavorare in un ambiente particolare, diverso, solitamente da loro non frequentato. Perché non si deve pensare a queste persone con posizionamenti lavorativi ad hoc, nei settori riservati a chi ha delle disabilità. Bisogna scavare nelle capacità che hanno. Non è assistenza, si tratta di aiutarli a esprimere le loro competenze, che ci sono, e vanno riconosciute e valorizzate. Questo permette loro di ottenere risultati straordinari, con grande soddisfazione delle aziende che decidono di assumerli».

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