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lunedì 23 giugno 2025
 
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Violenza in carcere, Monsignor Domenico Battaglia: "Impariamo a che non si ripeta"

04/07/2021  Le riflessioni del arcivescovo metropolita dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere: "Un uragano che ha travolto tre comunità"

Rieducazione, umanità. Le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza del carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere sono ancora vivide e presenti nella memoria. Uomini contro altri uomini, violenza, rabbia. Sentimenti che nulla hanno a che vedere con l'umanità. Si rifà all'articolo 27 della Costituzione l'intervento dell'arcivescovo metropolita di Napoli Domenico Battaglia. E richiama le parole di Gandhi. Lui, don Mimmo come ama farsi chiamare, è nel cuore il pastore, il fratello da sempre accanto agli ultimi. “Mi oppongo alla violenza perché, quando sembra produrre il bene, è un bene temporaneo; mentre il male che fa è permanente” scriveva Gandhi. "Queste parole sono risuonate nel mio cuore nell’apprendere dei gravi episodi di violenza verificatisi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Ancor di più quando leggendo in questi giorni in cui ho appreso dalle cronache cittadine e nazionali la descrizione degli eventi come parte del “sistema Poggioreale”, il grande istituto di pena della nostra città. Le aggressioni commesse da alcuni agenti della polizia penitenziaria non solo sono una violazione della nostra Costituzione ma rappresentano anche un vero e proprio uragano che ha travolto in modo grave tre comunità". Nelle parole di Monsignor Battaglia non ci sono verdetti, giudizi. Sono i magistrati ora a dover fare luce sulle azioni commesse da 52 agenti ora indagati. Don Mimmo sente piuttosto "la necessità di far giungere la mia vicinanza alla comunità dei detenuti, traumatizzati e feriti dalla violenza ma anche danneggiati nel loro percorso educativo alla cui base non può che esservi la costruzione di un’autentica fiducia nei riguardi dello Stato e di coloro che lo rappresentano, fiducia gravemente minata da quanto accaduto; alla comunità della polizia penitenziaria, composta per la grande maggioranza da uomini e donne onesti, che adempiono lealmente il proprio dovere, spesso in condizioni di lavoro difficili e poco curate dal punto di vista psicologico e alla comunità delle famiglie degli agenti coinvolti, anch’essa travolta dalle pagine di cronaca e provata psicologicamente dal timore di ritorsioni e vendetta".

Monsignor Battaglia parla "come uomo, cristiano e vescovo di una città con un enorme numero di detenuti" e ringrazia "i cappellani degli istituti penali, i tanti volontari e tutti coloro che per ruolo istituzionale e spirito di solidarietà lavorano per rendere il carcere un luogo sempre più umano e umanizzante. Al tempo stesso sento il bisogno di invocare dal Signore per tutti la grazia di imparare da quanto accaduto affinché mai più si verifichino episodi del genere".

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