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lunedì 16 settembre 2024
 
 

Violenze No Tav, 26 arresti

26/01/2012  Una vasta operazione in tutta Italia, da Palermo a Trento, per gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio. Caselli: "Non è un'azione contro la Valle di Susa".

L'operazione è frutto di sei mesi di indagini condotte dalla Digos di Torino. All'alba di giovedì 26 gennaio sono state eseguite 41 misure cautelari nei confronti di attivisti No Tav per gli scontri avvenuti il 27 giugno e il 3 luglio attorno a Chiomonte, in Val di Susa, in cui vennero feriti 200 agenti delle forze dell'ordine.

Le ordinanze sono state emesse dalla Procura di Torino e coinvolgono esponenti del movimento che si oppone alla costuzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità non solo a Torino ma molte città Italiane, da Trento a Palermo: 25 sono provvedimenti di custodia cautelare in carcere, 15 misure dell'obbligo di dimora, 1 provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari e 1 divieto di dimora nella provincia di Torino, quest'ultimo a carico di una francese.

In Questura e a Palazzo di Giustizia hanno sottolineato che le ordinanze di custodia (emesse dal Gip, Federica Bompieri, su richiesta del Procuratore aggiunto di Torino, Andrea Beconi) sono «un'operazione chirurgica contro gli autori delle violenze». Per questo, dopo la resistenza a pubblico ufficiale, le lesioni e il danneggiamento in concorso, non sono stati contestati reati associativi.

L'operazione è scattata nelle province di Torino, Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma e Modena; nella rete, inoltre, sono finiti due personaggi (uno di Torino, l'altro di Pistoia) con un passato di militanza in organizzazioni terroristiche. Solo tre risiedono in Valle di Susa. Tra essi, uno è un consigliere comunale di Villar Focchiardo (Torino), Guido Fissore, 67 anni, pensionato, espressione di una lista civica No Tav, l'altro è un barbiere, Giorgio Rossetto, esponente di un «comitato di lotta popolare» di Bussoleno.

«Cosentino è libero, i No Tav in galera»:  ha detto in una conferenza stampa indetta nel pomeriggio del 26 gennaio a  Vaie (Torino), il leader del movimento No Tav, Alberto Perino, dando sfogo all’indignazione sua e di molti attivisti che l’hanno applaudito. «Questa operazione poliziesca di marchio fascista - ha aggiunto Perino - anche se porta la firma del procuratore Caselli è stata fatta non tanto per il movimento No Tav ma per l'Italia, per tutti quelli che in questo momento alzano la testa: per i camionisti, per i tassisti, per i pescatori, per i sardi e per tutti gli altri».

Secondo il leader dei No Tav, «si è trattato di un'operazione mediatica nei nostri confronti per dividere il movimento in buoni e cattivi e per colpire la protesta sociale che sta dilagando in tutta Italia. Il governo Monti - ha concluso - ha voluto dare un messaggio contro chiunque voglia contestare questa manovra».

Gli arresti non sono diretti contro la Valle di Susa o il movimento No Tav, ha detto il procuratore capo della Repubblica a Torino, Gian Carlo Caselli, spiegando che solo tre sono i valsusini destinatari di una misura restrittiva. «Sbaglia - ha affermato - chi vuole leggere in questa indagine qualcosa contro la Valle, il movimento No Tav e le legittime manifestazioni di dissenso che restano nei limiti della legge. I soggetti che abbiamo individuato sono autori, a nostro avviso, di specifici episodi di reato».

«Il terrorismo non ha niente a che vedere con i fatti pur gravi di cui ci stiamo occupando», ha ancora aggiunto Gian Carlo Caselli, illustrando l'inchiesta sugli incidenti della scorsa estate in Val di Susa. L'indagine si è concentrata - è stato spiegato - su diverse «aree», da quella anarco-insurrezionalista a quella dei centri sociali, e la presenza di «alcuni stranieri» nei giorni degli incidenti dimostra, a giudizio di Caselli, che «si è formato in quel periodo un crocevia, un punto di coagulo di forze diverse».

La Procura di Torino sta approfondendo anche le denunce presentate da alcuni esponenti del movimento No Tav per episodi di violenza che avrebbero subito da parte di esponenti delle forze dell'ordine.  «Stiamo trattando tali denunce - ha spiegato Caselli -  Per tutte dobbiamo vedere se esistono elementi di eventuale responsabilità riconducibili a fatti penalmente rilevanti. Se questi verranno accertati - ha concluso - perseguiremo i responsabili indipendentemente da chi essi siano».  

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