Virgilio, chi era costui? Sembra impossibile, ma oggi corriamo anche questo rischio. Di confondere con un portale Internet il sommo poeta che forse per primo ha raccontato una storia di migranti - non era un migrante Enea, anche se eroe predestinato e figlio di Afrodite? - o peggio di trattarlo come un perfetto sconosciuto.
Un tempo, per chi stava tra i banchi,Virgilio era un personaggio fin troppo familiare. Amato da alcuni, detestato da altri, costretti a imparare a memoria stralci interi dell’Eneide e a leggere in metrica i versi delle Georgiche e delle Bucoliche. Quel Tytire tu patulae recubans sub tegmine fagis che apre il primo libro del suo poema pastorale ci suona ancora come un motivetto orecchiabile, che in qualche modo fa parte della colonna sonora della nostra giovinezza. Per non parlare del Virgilio dantesco, croce e delizia di pomeriggi interi dedicati ai riassunti e alla parafrasi.
Oggi, va riconosciuto con buona pace dell’ indiscussa buona volontà degli insegnanti, non è così o almeno non è sempre così.
Virgilio non è più un personaggio così familiare e non altrettanto familiari risultano le sue opere. C’è bisogno che qualcuno ci ricordi che il poeta, venerato ancora nel Medio Evo come un eroe cristiano, pagano solo per caso, è anche e soprattutto uno dei personaggi chiave di una storia tutta italiana. Nessuno come lui, infatti, ha cantato il paesaggio, la bellezza e il genius loci del nostro paese. Il mare, la campagna, la saggezza e la forza di volontà dei nostri antenati.
In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia ce lo ricorda la sua città natale, Mantova, che apre una stagione a lui dedicata. Convegni di studi, spettacoli, concerti, itinerari e una mostra, Virgilio Volti e immagini del poeta, nell’ala napoleonica di Palazzo Te.
Finalmente il grande poeta latino si presenta col suo vero volto. Di lui conosciamo la poesia, l’amore per la sua terra, la malinconia che fa un tutt’uno con la nebbia della campagna del Mincio. Ma il suo volto no, quello non lo conosciamo. Il pezzo forte dell’esposizione può soddisfare finalmente la nostra curiosità restituendoci il suo ritratto.
Per la prima volta infatti viene esposto in Italia, dal museo del Bardo di Tunisi, il famoso mosaico pavimentale Virgilio in cathedra tra due Muse, che secondo il parere dei più illustri archeologi riproduce fedelmente le sue fattezze. Un uomo alto, magro, dai lineamenti severi e regolari. Forse, inconsciamente, ce lo siamo sempre figurati così. Difficile immaginarlo grasso o sgraziato. Il mosaico è del terzo secolo dopo Cristo, ma la sua tipologia risente di canoni precedenti quindi, presumibilmente, si rifà a modelli improntati a una figurazione realistica, più vicini all’epoca di Virgilio, che ritraevano fedelmente le sembianze del poeta. Un’occasione da non perdere, soprattutto per le scolaresche. La mostra vuole ripercorrere la fama di Virgilio con disegni, bozzetti,
illustrazioni a stampa, medaglie e dipinti. Di particolare interesse le
sezioni dedicate rispettivamente all’immaginario dantesco e al sepolcro
virgiliano di Piedigrotta, una delle tappe del Gran Tour dei romantici
in Italia, con dipinti di Hubert Robert e Joseph Wright.
La fortuna di Virgilio, fino a tutto l’800, è stata immensa. Forse nessun autore classico ha goduto della sua stessa notorietà. Non a caso Dante l’ha scelto come guida nella Divina Commedia. Virgilio ha affascinato Petrarca e Boccaccio, Ariosto ed Eliot, per non parlare della fama di profeta e mago che ha circondato la sua tomba, a Napoli, di infinite leggende, tanto che un altro grande come Leopardi volle essere sepolto accanto a lui. E’ venuto forse il momento di ripensare a Virgilio come al Merlino italiano. Soprattutto di ricominciare a leggerlo, magari in lingua.
Dove e quando
La mostra Virgilio Volti e immagini del poeta fino all’ 8 gennaio prossimo è a Mantova, Palazzo Te. Catalogo Skira. www.centropalazzote.it