Francesco Micheli ha cominciato con i bambini, allestendo dei meravigliosi adattamenti di opere liriche per Opera Domani, la prima e premiatissima iniziativa dedicata a loro. Poi è diventato regista fra i più brillanti ed affermati, ideatore di spettacoli e direttore artistico del Festival di Macerata. Bergamo, la città dove è nato, lo ha chiamato per portare fra la gente il compositore di casa, Gaetano Donizetti, e lui ha inventato il Donizetti Pride (L’orgoglio Donizetti). Ora il Maggio Musicale di Firenze gli ha chiesto di allestire (la prima il 23 maggio) una delle opere più brillanti del repertorio del ‘900, Candide: musiche di Leonard Bernstein e libretto tratto da Voltaire.
Micheli è un vulcano di entusiasmo ed idee. “Ho voluto tenere il testo originale sfoltendolo. Perché è un fiume in piena, ed il contesto di un grande teatro lirico non si presta alla rappresentazione integrale: c’è troppo recitato. Ma l’opera di Bernstein è fedelissima al pamphlet di Voltaire: per questo scandalizzò molto il pubblico maccartista degli anni ‘50”. Però è ancor più attuale oggi: “Certo! I temi sono la democrazia, la convivenza, la tolleranza, il rifiuto di ogni violenza ed abuso. Credo che Candide col tempo sarà consacrato per quello che è veramente: un capolavoro assoluto del ‘900”.
E’ un’opera lirica o qualche cosa di diverso?
“Bernstein lo definisce un’operetta comica, ma è un vero kolossal. Sfruttando la leggerezza e lo spirito frizzante del musical, riesce a dare un pugno nello stomaco della gente. Per esempio invitando i politici ad occuparsi di quello che è il loro dovere: il benessere della polis. Bernstein del resto era una figura che si esponeva totalmente, che faceva capire che quello dell’artista non è un mestiere, ma una vocazione: ruppe con i luoghi comuni, non volle seguire le convenzioni, e soprattutto diede tutto se stesso per l’educazione dei piccoli. Questo è il suo insegnamento. E tutto questo lo si ritrova in Candide”.
E veniamo al Maggio ed al nuovo allestimento, il primo di Candide nella storia del prestigioso Festival, con Lella Costa nel ruolo di Voltaire: il tutto ruota intorno al concetto ed all’immagine di una fabbrica.
“Sì, nell’idea di fabbrica che caratterizza la mia regia ho voluto essere molto europeo”. - spiega Micheli – “Non possiamo allestire il musical come gli americani. E Candide lo dobbiamo leggere in chiave europea appunto. Più filosofica quindi, partendo da Voltaire e soprattutto da quel “migliore dei mondi possibili” di Leibnitz. Che, secondo Voltaire contrappone alla meraviglia ed alla complessità del creato la nostra condizione. E la fabbrica, nella mia interpretazione, è l’agorà del nostro secolo, è il laboratorio nel quale ricostruire la tolleranza, il dialogo”.
Sul podio del Maggio salirà un musicista ormai amato e popolarissimo in Italia, dove è direttore Principale dell’Orchestra Verdi di Milano: John Axelrod, che conobbe Bernstein. Ci racconta così un suo incontro: “Tu sei un direttore d’orchestra, mi disse quando avevo 16 anni Leonard Bernstein. Ma perché Maestro?, risposi, io sono pianista! No, sei un direttore d’orchestra perché ti piace la gente. L’amore per Bernstein era molto importante. Anche nel nostro lavoro. E l’amore è indispensabile per tutti noi, come lo è il comprendersi vicendevolmente. Certo allora non avrei mai pensato di dirigere il suo Candide alla Scala, in tutto il mondo ed ora al Maggio Musicale. Anzi, il fatto che mi avesse detto che avrei fatto il suo stesso lavoro mi ha talmente spaventato che….ho lasciato la musica classica, ho studiato musica ad Harvard ma solo a livello accademico e mi sono dedicato alla musica popolare, al rock, al jazz. Ma anche alla cucina, io sono cuoco, mi piace moltissimo ancora oggi”. Poi, per fortuna, Axelrod ha ripreso con la grande musica. Bernstein ci aveva visto giusto. Rideva, sorrideva, era felice: ma acutissimo. Oltre che un genio.