La fede come faro, l’amore per Cristo come guida. La Parola del Vangelo come linfa del cuore. Quotidiana. Eterna. Lina aveva un sogno che negli anni era riuscita a trasformare in realtà. Un percorso costruito con dedizione. E amore, quel sentimento che caratterizzava le sue giornate. Lina Balestrieri, la donna di 59 anni morta per le ferite riportate nel crollo di parte della facciata della chiesa dell’Addolorata a Casamicciola durante il terremoto che ha colpito l’isola d’Ischia, aveva dedicato ogni giorno della sua vita per la famiglia.
UN CAMMINO NELLA FEDE
Il marito Antonio Cutaneo, in un lettera inviata in Vaticano, ricorda così il suo cammino accanto alla moglie: «Il primo incontro con Lina apparve subito un disegno nel quale non fu facile entrare fino a quando non ci lasciammo condurre dalla carezza di Dio, cosa che scoprimmo poi nel corso della vita matrimoniale quando il Signore ci chiamò a un percorso di fede nel Cammino neocatecumenale». «Il matrimonio e il Cammino neocatecumenale», aggiunge ancora Antonio, «furono i due binari sui quali partì il treno della nostra vita carico di progetti. Ogni fermata del treno era una tappa del cammino dove il Signore si rivelava progressivamente, servendosi della Chiesa in cui santi sacerdoti e catechisti si prendevano cura di noi permettendo che questo treno non deragliasse. La nostra vita trovava la direzione giusta camminando verso la luce e lasciando alle spalle tutte le ombre. Il nostro disegno era entrato nel disegno di Dio, ci aprimmo quindi alla vita, all’affido, all’adozione, all’ospitalità, accogliendo degli angeli senza saperlo. Iniziò cosi una vita piena di doni e di tanto sudore».
UNA FAMIGLIA ACCOGLIENTE
Madre di sei figli, due dei quali adottati, che oggi hanno dai 18 ai 35 anni, e nonna da pochi mesi, Lina nella parrocchia aveva trovato come una seconda famiglia. La sera della scossa stringeva tra le mani gli appunti che le sarebbero serviti per preparare la catechesi. Sì, perché “mamma Lina” era una delle figure di riferimento degli incontri catecumenali della parrocchia di San Ciro.
«Una buona mamma, una buona sposa e una buona cristiana»: con queste parole la ricorda don Emilio Basile. «Sono parroco da quattro anni qui e Lina era per tutti noi un punto di riferimento, una persona umile, gentile e serena», racconta il sacerdote. «La sua morte, il passaggio dalla terra al cielo, è avvenuto in una sera, una normale sera. Lei, come sempre, stava rivolgendo il suo pensiero agli altri e alla Parola di Dio».
Assieme al marito formava la coppia referente del Consiglio pastorale diocesano. La sera del sisma Lina e Antonio si stavano recando a cena a casa di amici; è lì che avrebbero preparato le letture bibliche per l’incontro del giorno successivo. Lina è in strada, accanto alla chiesa dell’Addolorata. Ha parcheggiato da poco l’auto quando l’orologio segna dodici minuti dopo le 21: è l’ora della tragedia. La terra trema per quaranta interminabili secondi. Le case di Casamicciola, antico borgo dell’isola di Ischia, si sbriciolano sotto i colpi sussultori della scossa. Una grossa pietra si stacca dalla facciata del tempio e travolge Lina, spezzando la sua vita dedicata agli altri e al Signore. Il dolore cala sulla grande famiglia di Lina come una cappa di piombo.
Ma nelle tenebre è la luce di Cristo a vincere. E così il marito Antonio, artigiano dell’isola, affronta lo strazio con la forza della fede. Assieme a don Dario, prete che partecipa al gruppo di preghiera, organizza un momento di riflessione e benedizione.
IL FIORE PIÙ BELLO
Attorno ad Antonio si stringono i cinque fratelli di Lina e naturalmente i figli della coppia. Tra loro anche Valentina, che Lina volle adottare nel 1986, dopo la tragedia di Chernobyl. E poi c’è Angela che raccoglierà il testimone della mamma e porterà avanti il suo sogno, un libro di ricette antiche per tramandare le tradizioni. Toccante è il ricordo della figlia Lisa: «Ciao mamma. Non è così che doveva andare questa serata, i progetti che avevamo erano tutta un’altra cosa».
Nonostante la tragedia, la fede resta la bussola della famiglia ischitana. «Purtroppo non siamo noi a decidere e stasera il Signore ha avuto bisogno di un nuovo angelo, così è andato in giardino e ha colto il fiore più bello, quel fiore sei tu mamma», scrive Lisa. «Non ho mai saputo dimostrartelo, non sono mai riuscita a essere abbastanza espansiva soprattutto con te, ma ti voglio tanto bene. Scusami se non ti abbracciavo spesso, scusa se non ti ho dato mai il tempo che meritavi perché davo priorità ad altro, pensando di avere tempo in eterno. Non c’è una spiegazione, ma se c’è una cosa di cui sono sicura è che sei contenta che sia successo proprio in quel momento, ti trovavi in quel posto perché stavi andando a lodare Dio, quel Dio che tu ami tanto e che hai insegnato a noi ad amare e al quale volevi donare la vita. Lui, da Padre buono, ti abbraccia rassicurandoti che non ci lascerà soli e sicuramente farà di te il nostro angelo».
I funerali di Lina Balestrieri sono stati celebrati venerdì 25 dal vescovo di Ischia, monsignor Pietro Lagnese, che ha chiesto agli abitanti dell’isola «di non cedere alla tentazione dello scoraggiamento e dell’isolamento e di lavorare tutti uniti, consapevoli che Dio non ci abbandona».
LA TESTIMONIANZA - IO CATECHISTA INSIEME A LINA
Dal 1980 Mauro Di Meglio, insieme a Lina Balestrieri e a suo marito Antonio, si è occupato dell’«iniziazione cristiana» per il Cammino neocatecumenale all’interno della parrocchia di San Ciro a Ischia Porto. «Nel 2009», ricorda Di Meglio, che di professione dirige un importante hotel dell’isola, «abbiamo rinnovato le promesse battesimali in cattedrale con tutta la comunità (che è la prima comunità neocatecumenale nata sull’isola di Ischia nel 1980). Oggi l’isola conta oltre 30 comunità con più di mille fratelli in 7 parrocchie». «Lina», racconta il “collega” catechista, «ha sempre detto che il cammino neocatecumenale “le ha salvato la vita”, salvando il suo matrimonio, perché attraverso di esso è stata portata alla Chiesa e la Chiesa l’ha portata a Cristo». Di Meglio tiene a mettere in luce anche «i frutti di conversione» nella vita di Lina, in ultimo l’adozione di un bambino disabile che oggi è oramai grande. Tra le esperienze vissute con Lina e Antonio, Di Meglio ricorda «il matrimonio spirituale» in Israele con tutta la comunità, «una convivenza vissuta in Terrasanta, dove tutti i fratelli si legano spiritualmente a Gesù Cristo, promettendo di amare la propria comunità e i propri fratelli come Cristo ha amato noi sulla croce».