Fino al 31 gennaio i passeggeri dei voli Alitalia saranno accompagnati dal brano Look at the Rainbow, Manu: ad averlo scritto e suonato è la pianista siciliana Giuseppina Torre, riconosciuta a livello mondiale e reduce da grandi successi anche in Italia grazie al suo ultimo album Life book.
Da dove parte la storia di una pianista di livello internazionale?
«Da quando ero una bambina di 4 anni: mi regalarono un pianoforte giocattolo e io riuscivo a riprodurre tutte le musiche che ascoltavo con grande e io riuscivo a riprodurre tutte le musiche che ascoltavo con grande era stupore dei miei genitori. Desideravo tanto suonare un pianoforte vero, ma loro prima volevano capire se era solo un capriccio. Fino a quando a 7 anni si convinsero e cominciai a prendere lezioni. Da quel momento il pianoforte è diventato il mio compagno di giochi e di vita»
Che cosa ci vuole per affermarsi come concertista?
«Talento, tecnica, passione e un grande spirito di sacrificio».
Ha avuto modelli di riferimento?
«Quando avevo appena iniziato a suonare, mio padre mi portò a un concerto di Aldo Ciccolini: mi affascinò
molto il fatto che malgrado il suo aspetto imperturbabile riusciva a trasmettere forti emozioni. E decisi che
volevo diventare come lui. Il caso volle che in seguito, quando ho tenuto un concerto nel teatro di Nola, mi sono accorta che il pianoforte della serata era autografato proprio da aldo Ciccolini».
Ha sempre pensato di fare la concertista?
«Dopo le superiori mi sono iscritta a Medicina, ma in testa avevo solo il pianoforte e così mi ci sono dedicata, diplomandomi al Conservatorio di Caltanissetta a 24 anni».
Qual è stato il primo importante riconoscimento che ha ricevuto?
«È stato nel 2012. Il Los Angeles Music Award mi ha nominato “International Artist of the Year” e “International Solo Performer of the Year”. Curioso che sia arrivato in America, ma negli Stati Uniti si valorizza molto ciò che viene dall’Italia».
Il successo più bello?
«Aver aperto il concerto del Volo all’Arena di Verona, tre meravigliosi ragazzi che hanno avuto fortuna soprattutto all’estero».
Quando si esibisce in pubblico che emozioni prova?
«Quando suono, che sia davanti a 10 persone o a 12 mila come all’Arena, mi prefiggo sempre di dare emozioni e per farlo devo essere io per prima a provarle, per creare quel filo invisibile che unisce chi suona a chi ascolta. Mi fa particolarmente piacere vedere che alcuni si commuovono. Le persone hanno bisogno di staccare la mente dal quotidiano e fermarsi ad ascoltare il loro cuore».
Lei ha suonato per un film su papa Francesco...
«Papa Francesco ha scritto un libro sul concetto di arte da cui è stato tratto il docufilm Papa Francesco - La mia idea di arte con le mie musiche. Il Pontefice esprime due concetti fondamentali: l’arte è intesa come strumento di evangelizzazione e attraverso l’arte l’uomo si eleva a Dio. E se Dio non ha mai scartato nessuno, così nessun uomo deve scartare l’altro. Io desidero molto incontrarlo per ringraziarlo, perché le sue parole mi hanno aiutato a rinascere in un momento della mia vita in cui mi sentivo io stessa uno scarto».
Si riferisce al momento familiare difficile che ha vissuto?
«Sono stata vittima di violenza domestica, ma fortunatamente ne sono uscita. C’è un processo in corso, ma ora vivo a Vittoria (Ragusa) con mio figlio di 13 anni e il mio gatto Oscar. Mi piacerebbe rappresentare un esempio positivo per le donne che subiscono la mia stessa situazione. Molte donne sono succubi anche a livello psicologico, oppure rimangono legate al loro aguzzino per motivi economici. Io sono stata aiutata dalla mia famiglia e da persone che, con molta pazienza, mi sono state vicine. La mia road manager Fatima Dell’Andro, quando le dissi che non avrei tenuto più concerti perché non ce la facevo più, mi disse “Ora sei scossa, cura le tue ferite, io ti sarò vicina e poi ne riparliamo”, ed è riuscita a farmi cambiare idea».
Nel suo album c’è qualche riferimento a quanto ha vissuto?
«Sicuramente il brano Never look back, non guardare mai indietro. Bisogna saper accettare la vita con il suo carico di dolore e andare avanti».
È molto legata alla Sicilia?
«Sì, la mia terra è la mia prima fonte di ispirazione. Con lei ho un rapporto di amore e odio. In quanto isola
ti costringe a partire, io sono sempre in aereo, ed è un vero piacere quando, come in occasione di Piano City Palermo, posso esibirmi a casa».
Che cosa vorrebbe fare che ancora non ha fatto?
«Se devo sognare, voglio farlo in grande. Mi piacerebbe tanto firmare la colonna sonora di un film, magari di Muccino o di Özpetek».