Romanzo famigliare, con la “g” come nel titolo del celebre romanzo di Natalia Ginzburg. Si intitola così la prima grande fiction del 2018 che Rai 1 propone in prima serata da lunedì 8 gennaio. Si tratta di una coproduzione RaiFiction-Wildside. Sei puntate di 100 minuti ciascuna, la regia di Francesca Archibugi (che ha scritto la sceneggiatura insieme a Elena Bucaccio), un cast in cui spiccano i nomi di Giancarlo Giannini, Vittoria Puccini, Fotinì Peluso, Guido Caprino, Pamela Villoresi, Anna Galiena, Marco Messeri. Una storia ambientata a Livorno (dove la Marina militare ha aperto per la prima volta alle cineprese le porte dell’Accademia navale), in cui emergono conflitti e passioni all’interno di una famiglia.
I primi due episodi confermano il talento della Archibugi. Spicca il ruolo di Vittoria Puccini, la quale interpreta Emma, una giovane donna che vive il triplice ruolo di figlia, moglie e madre.
Vittoria, quella di Emma è una parte difficile?
«Sì, è stato diffficile, ma anche stimolante perché Emma è molto diversa da come sono io nella vita. E per un’attrice non c’è nulla di più divertente. La prima cosa che mi ha detto Francesca Archibugi è stata: ti devi nevrotizzare. Così ho dovuto lavorare molto sulla gestualità, rendendo esplicita la mia fragilità. Emma è una donna terribilmente insicura, come una ragazzina che non è mai cresciuta, che non si sente mai all’altezza di affrontare le vicende anche drammatiche della vita».
In effetti sembra più matura la figlia sedicenne…
«Sì, c’è quasi uno scambio dei ruoli. La figlia è più forte, più saggia, fa da madre a Emma».
Invece nella vita fuori dal set come è Vittoria Puccini?
«Meno nevrotica e meno disorganizzata di Emma. Però, come lei, metto tanta passione in quello che faccio. Sono generosa nel lavoro, nella vita, negli affetti, mi piace darmi agli altri».
Come si è trovata a lavorare con Francesca Archibugi?
«Lavorare con Francesca è una fortuna. Lei ha un suo tocco subito riconoscibile ed è maestra nel raccontare i rapporti fra le persone, soprattutto all’interno di una famiglia. Tutti i personaggi emergono in modo potente, vivono le loro situazioni con grande passione, magari anche con scontri violentissimi, che però non portano mai a una distruzione dei rapporti, ma a una soluzione diversa. Tutto questo coinvolge moltissimo gli spettatori».
Girare una serie tv così lunga l’ha aiutata a identicarsi con Emma?
«Sì, anche perché una serie televisiva ti lascia più tempo rispetto al cinema. Vivi così tante situazioni con il tuo personaggio che alla fine un po’ lo diventi, dandogli tutte le sfumature che vuoi. Hai tempo di far crescere il tuo personaggio, ci metti più cose tue e aiuta molto anche lo scambio di energia che si crea sul set con gli altri attori».
Con un veterano del cinema come Giancarlo Giannini come si è trovata?
«Dico sempre che la sua, come il titolo del film di Ozpetek in cui ho recitato, è una magnifica presenza. Giancarlo è simpaticissimo ed è un grandissimo professionista. Il primo giorno delle riprese si è presentato sul set con dei grandi fogli di carta, una specie di papiro, su cui si era segnato tutti i numeri delle sei puntate, con i dettagli delle scene e le varie dinamiche fra i personaggi, sottolineati con colori diversi. A uno così, che cosa gli dici? Chapeau!».
Come è stato il rapporto con la giovane Fotinì Peluso, che interpreta sua figlia Micol?
«Emma e sua figlia sono legatissime, anche a causa della lontananza del padre. Tra loro c’è un rapporto molto intenso e molto fisico. Dopo sei mesi di riprese ho sviluppato per Fotinì un grande affetto materno e protettivo. Verso di lei ho una stima incredibile, ha un grande talento e merita una bella carriera».
Anche lei ha una glia, di 11 anni. Avete un bel rapporto?
«Sì, anche perché Elena è nata quando io avevo 24 anni. Questo ci rende ancora più vicine, ci divertiamo molto insieme, ora comincia anche a rubarmi i vestiti. Il rapporto con mia figlia mi dà tanta gioia e tante emozioni, anche perché ci sono le stesse dinamiche che si trovano in Romanzo famigliare. Vedere tua figlia che cresce ti costringe a rifare i conti con il tuo passato, ti fa capire meglio cose che avevi vissuto, ma non compreso».
Perché la famiglia resta sempre una grande fonte di ispirazione per il cinema e la fiction televisiva?
«Perché la famiglia è l’atomo dal quale si irradia tutto. Dentro la famiglia si ripropongono, esasperate e amplificate, tante dinamiche che capitano anche in altri ambiti della nostra vita».
La sua che famiglia è?
«Una famiglia numerosa, perché anche se ho solo un fratello, dalla parte di mia madre ho ben undici cugini. È bello condividere un passato con tante persone. Infatti in Romanzo famigliare Emma riesce finalmente a fare uno scatto di maturità quando affronta il padre. Le cose funzionano davvero così. A volte si pensa che i problemi con i propri familiari vadano rimossi, invece è meglio risolverli. Non hanno senso le rotture definitive, bisogna dare una possibilità anche alle persone che ci sembrano negative. Io cerco sempre il buono nelle persone e sono convinta che valga la pena di provarci».
Sul tema delle molestie nel mondo del cinema che cosa si sente di dire?
«Spero che la discussione serva a far cambiare le cose. Non dobbiamo dire che tanto è sempre stato così, dando quasi per scontato che ci siano certi comportamenti. Proviamo invece a pensare che in futuro potrebbe non essere così».