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Gialli musicali
 

Vittorio Gnecchi, il musicista "copiato" da Strauss

07/02/2015  Ingiustamente trascurato, il compositore milanese fu al centro di un giallo: nel 1905 Toscanini diresse il suo "Cassandra", che contiene molte somiglianze con l'"Elektra" di Strauss, che vide la luce però solo quattro anni più tardi. Plagio? Di certo, fu l'autore italiano a pagarne le spese.

Vittorio Gnecchi. In alto: la rappresentazione della "Judith".
Vittorio Gnecchi. In alto: la rappresentazione della "Judith".

Ci sono compositori italiani che condividono un curioso destino: pochissimi li conoscono, valgono molto sul piano musicale e la loro storia potrebbe essere oggetto di un film. Una storia “parallela” della musica ne farebbe dei protagonisti. Aldo Finzi (1897 - 1945), il compositore che vinse con La serenata al vento un Concorso per un’opera nuova e che non ebbe mai il privilegio di vederla rappresentata per via delle leggi razziali, è uno di questi. O Nestore Caggiano, che morì a soli 30 anni nel 1918: proveniva da una famiglia povera ma amante della cultura e chi lo ha studiato ed eseguito non esita a paragonarlo ad un sommo come Brahms.

Vittorio Gnecchi invece, milanese e figlio di un ricco industriale, ebbe un destino che lo fa assomigliare a Salieri, il grande autore “schiacciato” da Mozart: Gnecchi seguì studi privati con i migliori insegnanti ed a 19 anni, nel 1895, compose la sua prima “azione pastorale” dal titolo Virtù d’amore. Ebbe successo e fu pubblicato dall’editore Ricordi. Ma egli divenne noto per “il caso Cassandra”.

 Nel 1905 Arturo Toscanini diresse a Bologna la sua opera Cassandra su libretto di Luigi Illica. 4 anni più tardi vide la luce Elektra di Richard Strauss. Molte sono le similitudini (melodie, atmosfere) delle due opere e forse Strauss ebbe modo di leggere o comunque conoscere la partitura di Gnecchi. Plagio? Semplici coincidenze? O “telepatia musicale”, come venne definita da chi assolse Strauss.

Il “caso” è un vero giallo della storia della musica. Ma a farne le spese fu Gnecchi: Toscanini, che pure lo ammirò moltissimo e scelse per Cassandra i migliori interpreti non ne volle più sapere. E tutta la carriera di Gnecchi fu condizionata dal “caso Cassandra”: divenne insomma - senza alcuna colpa - un personaggio scomodo per quella polemica che lo metteva in competizione col genio di Strauss.

Generoso e signorile nei tratti come viene descritto da chi lo ha conosciuto, Gnecchi durante la guerra riuscì ad evitare il bombardamento del paesino dove era sfollato, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca. E poi proseguì il suo percorso d’autore, che però venne riconosciuto soprattutto all’estero, ed in Austria in particolare. A scorrere l’elenco delle esecuzioni internazionali, degli interpreti e delle riprese di Cassandra c’è comunque da rimanere stupiti che il nostro Paese non abbia rimosso il velo che ha nascosto la musica di Gnecchi almeno fino alla rappresentazione di Cassandra a Catania nel 2011.

Soprattutto considerando che il Festival di Salisburgo eseguì la Missa Salisburgensis (nel 1933), la Cantata Biblica (1934) e l'opera Giuditta (1953), anch'essa come Cassandra con libretto di Illica. E che l’Austria lo pianse molto più che l’Italia quando morì nel 1954. Cosa rimane ora della sua musica? Gli eredi che hanno creato un’Associazione musicale in suo nome per farne conoscere la figura e la musica, hanno annunciato in questi giorni che un circuito di teatri internazionali metterà presto in scena la Giuditta. Il pubblico, incuriosito dal “giallo” che ha condizionato la sua vita, troverà un autore solido, nel quale le influenze wagneriane si incrociano agli echi del verismo e dell’ultimo Puccini.

Dimostrando che la musica italiana del ‘900 ci ha lasciato storie e voci importanti. Quanto a Richard Strauss, non ha nulla da temere: lui vive nell’olimpo della musica.

 
 
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