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domenica 13 ottobre 2024
 
Emergenza casa
 

«Ho 84 anni, vivo sotto sfratto»

04/12/2014  Milano, quartiere Giambellino: la signora Piera ha una pensione di 450 euro al mese, un affitto di 500 che non riesce più a pagare dal 2011 e ha già ricevuto 12 avvisi di sfratto

Oggi, più che della casa, parliamo del “problema della casa”. Ultima evoluzione, il passaggio dal singolare al plurale. E allora dal problema della casa si passa al problema “delle case”. Libere, sfitte, occupate, assegnate, abbandonate, c’è di tutto. Eppure manca a troppi. Soprattutto, sembra scomparso il diritto alla casa, e si scopre che il diritto di un disoccupato è diverso da quello di uno straniero, a sua volta diverso da quello di un giovane, eccetera. Ognuno rafforza la propria diversità e il proprio presunto diritto. E si va allo scontro. A Milano come a Roma. Intanto, la casa non c’è (Manuel Gandin).

«Chissà cosa succederà martedì». Piera e Massimo guardano il cortile della casa milanese dove abitano dal 1958 e si chiedono cosa accadrà. Quando, dopo 12 avvisi, è il momento dello sfratto esecutivo e dopo una serie di visite dell’ufficiale giudiziario, stavolta potrebbe arrivare, addirittura, la polizia. Piera ha 84 anni e una pensione di 450 euro al mese che, sommata a quella di reversibilità del marito, deceduto qualche anno fa, le permette di arrivare a circa 600 euro. D’affitto, invece, ne paga 1.600 ogni tre mesi. E se la matematica non è un’opinione, visto che il figlio non lavora, Piera non può permettersi di pagare... indovinate cosa? Proprio l’affitto. Infatti, non lo fa più da luglio 2011. Massimo, dall’altra, ci accoglie e si scusa della tenuta da camera: «Sono depresso e soffro d’ansia, per questo mi trovate di pomeriggio in pigiama». Ma nessuno si formalizza giacché sarebbe più importante capire come mai un uomo di 53 anni non riesca a trovare un lavoro. Lui che, dopo un matrimonio finito male, dal ’92 è tornato a vivere con i suoi, e dopo qualche anno di lavoretti saltuari è rimasto completamente all’asciutto. Così Piera, dall’alto della sua età, mantiene come sa e come può tutta la famiglia e guarda con terrore allo sfratto esecutivo di martedì. «Il padrone di casa ha ragione. Anch’io non vorrei in mezzo ai piedi una persona che non paga l’affitto da tre anni. Del resto, se in più ci metti 112 euro di spazzatura, 90 di luce e 40 di telefono, davvero non so come fare».

VITE SOSPESE, IN LISTA D’ATTESA

  

«Tra un certificato medico che va continuamente aggiornato e uno sfratto che incombe » ecco il colmo dei paradossi: «Una casa popolare assegnata da due anni che però non arriva mai. Ogni volta che guardano la pratica ci dicono che manca sempre qualcosa. E pensare che solo tra Giambellino e Lorenteggio ci sono 300 appartamenti pronti che non consegnano ». Cifra da capogiro, ancor più se sommata alle 9 mila case vuote di Milano, alle 22 mila famiglie in lista d’attesa e ai 1.200 che occupano. Ma loro non se la prendono con chi si prende le case: «Qui, al Giambellino, le abitazioni sono occupate al 90 per cento da stranieri. Certo, non è giusto, ma noi non giudichiamo. Anzi, siamo solidali con chi per noi se le merita, come tutte quelle famiglie che vengono dal Nord dell’Iraq e dalla Siria perché scappano da guerre e carestia. Qui, invece, il problema è dello Stato, della Regione e del Comune che non lavorano come dovrebbero e sono totalmente assenti. Perché, attenzione, questa non è una guerra tra poveri. La situazione è precaria da troppo tempo, saranno almeno vent’anni che non cambia nulla». Massimo, a cui da sempre non piace giudicare, riflette: «Se non so giudicare nemmeno me stesso, perché dovrei farlo con gli altri? Quello che so è che io non ce l’ho con gli onesti». Mentre Piera, per l’attesa della casa prova rabbia e si abbandona: «Mi mette angoscia e mi manca il fiato. E allora dico: sarà quello che Dio vuole. Ci manca solo che vada all’ospedale ». Lei che a 84 anni non può nemmeno permettersi di stare male.

 
 
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