Cari amici lettori, questa domenica, 8 maggio, ricorre la 59ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che quest’anno ha come titolo “Fare la storia”, un’espressione presa dall’enciclica Fratelli tutti (n. 116) di papa Francesco. Il tema della vocazione si presta a qualche riflessione: è una parola fondamentale del cristianesimo, tutti siamo dei “chiamati”. La stessa parola “vocazione” suscita a volte diffidenza: immediatamente si pensa a preti, o frati e suore, identificando subito la vocazione con una particolare forma di vita e un servizio particolare nella Chiesa.
Per di più, una vocazione in questo senso specifico viene percepita come un cammino “predefinito”, dove tutto è già scritto e preimpostato, e dove non c’è margine per la libertà e la creatività. Forse è anche questa pre-comprensione diffusa che rende difficile presentare un discorso “vocazionale” ai giovani, che temono una sorta di “spersonalizzazione”.
La migliore risposta a questo dubbio è la testimonianza di persone felici della propria vocazione, come quella di suor Debora Contessi (vedi servizio a pag. 20), che ha trovato la sua realizzazione nel servizio ai poveri, scelto in libertà e portato avanti con responsabilità e creatività con una comunità di sorelle. E non dimentichiamo che “chiamati” sono anche gli sposi: anch’essi hanno una missione nella Chiesa, al pari di preti e religiosi, che comporta di mettere in gioco la propria libertà e assumere un progetto di vita tutto da scrivere, alla luce del Vangelo. Tutti siamo chiamati a “fare la storia”, ciascuno nel posto dove è chiamato.
Ogni vocazione, anche la più umile, è una via di realizzazione secondo lo spirito del Vangelo. Penso qui a Silvana, vedova e nonna, che si occupa della sacrestia, che vive questo servizio come una vera vocazione, accogliendo con affabilità le persone che vengono a “bussare” da lei. Per trovare la propria vocazione è importante una persona che si affianchi a chi è in ricerca. Nel servizio su don Giustino Russolillo (pag. 24) rievochiamo una figura di sacerdote che ha orientato tanti giovani a trovare la propria vocazione e ha fondato un istituto dedicato a questo specifico servizio nella Chiesa. Un servizio davvero prezioso, trattandosi di aiutare le persone a discernere la chiamata di Dio nella propria vita tra le varie “voci” che vi si affollano.
Ricordo, quando ero segretario generale della congregazione di cui faccio parte e preparavo i necrologi di confratelli defunti, di aver letto spesso, tra i documenti delle cartelle dei deceduti, la lettera di presentazione del parroco, da cui spesso traspariva il delicato e prezioso accompagnamento e dialogo con i singoli giovani. Un servizio che oggi richiede disponibilità all’ascolto dei giovani, percorsi personalizzati, attenzione alle persone e alle loro storie. Tra le nostre preghiere, non dimentichiamo anche di chiedere a Dio, oltre che vocazioni, che susciti persone capaci di un accompagnamento spirituale autentico, che sappiano porsi accanto alle persone loro affidate perché imparino a “fare la storia” secondo il Vangelo.