Cantano l’inno scritto da don Marco Frisina, Siamo noi, per accogliere papa Francesco. Dopo che le delegazioni dei 101 Paesi presenti hanno sfilato con le loro bandiere e alcuni bambini hanno letto le loro testimonianze - particolarmente toccanti quelle dei piccoli riusciti ad arrivare da Gerusalemme, Betlemme e Gaza (hanno chiesto che colpa hanno di essere nati lì e che sperano, tornando a casa, di trovare la pace) o dai quartieri poveri dell’Argentina e dell’Ucraina (che ringraziano l’Italia che l’ha accolta e chiedono la pace) - papa Francesco viene salutato dagli organizzatori della Giornata, padre Enzo Fortunato e Aldo Cagnoli in testa, che accompagnano sei bambini in rappresentanza dei cinque Continenti più uno in rappresentanza di tutte le nazioni che non sono potute venire. Ciascuno saluta nella sua lingua mentre i piccoli delle rispettive zone geografiche applaudono dagli spalti.
«Cari bambini, ragazzi e ragazze. Ci siamo! È iniziata l’avventura della Gmb, la Giornata mondiale dei bambini», dice subito il Pontefice.
I ragazzi sono emozionati, già scaldati dagli artisti che li hanno fatti cantare e ballare, a cominciare da Orietta Berti che è ancora in pista quando la papa mobile fa il suo ingresso nello stadio e cede subito il microfono al piccolo coro dell’antoniano che intona «siamo noi il futuro e la speranza, siamo noi il segno dell’amore…». E poi Francesco comincia il suo dialogo. Interrompe più volte il suo discorso per porre delle domande. Chiede se la guerra è buona. E lo stadio esplode in un «no». Poi aggiunge: «E invece la pace?», e si sente rispondere «sì». «Sì, è proprio così», dice il Papa.
Chiede ai bambini di dire insieme «Ecco io faccio nuove tutte le cose», il versetto dell’Apocalisse, perché il sogno di Dio è fare «un cielo e una terra nuova» dove regnano amore, gioia e pace. Solo così ci sarà anche «quella gioia che è salute dell’anima». Poi risponde a Geronimo che chiede se «è vero che la pace è sempre possibile». Pone, a sua volta, la domanda ai presenti per farsi rispondere di sì e per spiegare che per fare la pace bisogna pensare alla scuola. «Se io ho un problema con un altro bambino, come devo fare?» e fa rispondere a Edoardo: ««Chiedere scusa e perdonare». E se «c’è qualche lotta tra le bandiere è importante andare avanti con la lotta?», «Noo» rispondono in coro i bimbi. «certo», riprende il Pontefice. «Dovremmo fare pace. E come si fa la pace? Perdonando e chiedendo scusa. Vi farò vedere un gesto di pace, guardate bene» e stringe la mano al bambino chiedendo che ciascuno faccia lo stesso con chi gli è accanto. Poi prosegue con e altre domande. Gli viene chiesto cosa può fare ciascuno perché il mondo sia migliore e il Papa risponde che non bisogna litigare, ma parlarsi amabilmente, giocare insieme, aiutare gli altri. «Facendo queste cose il mondo sarà migliore».
Ricorda che ha ricevuto dei bambini dall’Ucraina, «tristi per le guerre. Perché non possono andare a scuola e che sono ammalati». E a Riccardo che chiede come si fa ad «amare tutti, tutti, tutti», Francesco dice che «non è semplice, bisogna cominciare piano piano, ad amare prima i più vicini e così andare avanti. Se non amo la ragazza o il ragazzo vicino non posso andare avanti». Invece bisogna proseguire, in modo gioioso perché «la gioia è la salute dell’anima». A tutti i bambini, poi, fa recitare la preghiera alla «nostra mamma», l’Ave Maria.
Tra testimonianze e canti, comprese le parole di Lino Banfi che parlando dei nonni ribadisce che «i nonni più che assistere vogliono esistere». E dopo aver detto che «se io sono il nonno d’Italia lei, Santità, è il nonno del mondo», invita i ragazzi a intonare «papa Francesco, papa del mundo».
Renato Zero sceglie la sua canzone “La vita è un dono” per parlare di amore e di pace e per esprimere la sua emozione perché «ogni cosa è grazia, l’amore sempre diverso che in tutto l’universo spazia». Gigi Buffon, dopo che il Papa ha dato il calcio di inizio, accompagna i ragazzi al centro del campo per cinque minuti di una partita che si conclude con «l’auspicio che tutti bambini del mondo possano giocare felici e sereni», dice Carlo Conti che conduce il pomeriggio. I bambini che hanno giocato si fanno firmare le magliette dal Papa mentre Renato Zero torna a cantare «La pace sia con te». E mentre canta le parole «la pace sia con te e con il tuo spirito» si avvicina ai rappresentanti di tutte le nazioni che intanto si sono disposti in semicerchio di fronte a papa Francesco. «Il mondo», li indica mentre sventolano le bandiere.
Dopo l’intermezzo musicale e sportivo riprendono le domande. I bambini pongono al Papa quesiti importanti. Perché ci sono persone che non hanno casa e lavoro? Perché ci sono bambini che soffrono quando tutti dovremmo essere uguali. E il Papa risponde che «questa è una ingiustizia e purtroppo c’è tanta gente che non ha lavoro, non ha casa, tante volte non ha da mangiare. Questo è il frutto dell’egoismo, questo è il frutto della guerra». Il Pontefice chiede: «Se una persona cerca di arrampicarsi sulla testa degli altri questa persona è buona o cattiva?». E alla risposta «cattiva» aggiunge :«E c’è tanta cattiveria ed egoismo, tanta gente, tanti Paesi spendono soldi per comprare armi e c’è gente che non ha da mangiare. Bambini pensate a questo: ci sono bambini che non hanno da mangiare e questa è una colpa dell’umanità. Chiedo un favore. Quando fate le preghiere fate una preghiera per questi bambini che soffrono l’ingiustizia. Facciamo un po’ di silenzio e in questo silenzio ognuno pensi ai bambini e alle bambine che non hanno da mangiare e preghiamo il Signore perché ci aiuti a risolvere questa ingiustizia nella quale tutti abbiamo colpa». Infine aggiunge che se potesse fare un miracolo sarebbe semplice scegliere quale: «Che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere, possano studiare, giocare».
Iolanda chiede se è giusto che tanti anziani siano lasciati soli. Il Papa le ribalta la domanda per far rispondere alla bimba che «è sbagliato». E parla di quanti sono abbandonati in una casa di riposo. Chiede a tutti se è giusto o sbagliato abbandonarli. Sprona i bambini «ad ascoltare i nonni, ad andare a trovarli, a non abbandonarli» e fa gridare a tutti «Viva i nonni».
C’è spazio anche per domande più personali: «Come ti senti quando la tua squadra del cuore vince?», «Sei felice di passare il tempo con i bambini? E Perché?». «Sono felice», risponde alla prima domanda e alla seconda aggiunge «sono felice perché voi siete gioiosi, avete la gioia della speranza del futuro». E ancora, una bambina così toccata dalla povertà di chi dormiva per strada da spogliarsi dei suoi vestiti per donarglieli chiede come si fa ad aprire la porta del cuore dei grandi. «Una domanda intelligente», commenta papa Francesco. E aggiunge che sebbene non sia facile bisogna «fare delle cose che facciano pensare i grandi». E chiedere con insistenza: «Mammà, papà perché ci sono bambini che non hanno da mangiare, mammà papà, perché ci sono persone che dormono per strada, papà, mammà perché ci sono persone che non hanno da mangiare? Voi bambini abbiate coraggio». E con coraggio i bambini urlano, tutti insieme, - e il Papa con loro - per cinque volte «pace!».