Nutrire il pianeta, energia per la vita è il tema di Expo Milano 2015. Dividere per Moltiplicare è la risposta di Caritas al problema del cibo per tutti: condividere risorse, saperi e competenze. Vuol dire ricordare che in un mondo di 7 miliardi di persone e che produce cibo per 12 miliardi, 805 milioni soffrono la fame. Caritas lo dice subito: 805 è il numero scritto all’ingresso del suo spazio espositivo, l’Edicola all’inizio del Decumano che attraversa i padiglioni.
E sono 540 i volontari che hanno scelto di aiutare Caritas a veicolare questi messaggi. Più donne che uomini, di tutte le età e dall’intera diocesi, sono suddivisi in tre turni.
Alberto Cavone, 20 anni, studia Medicina alla Statale di Milano. Da sempre è impegnato nella parrocchia Madonna in Campagna di Gallarate, nel Varesotto, prima come chierichetto poi come educatore dell’oratorio estivo. Si è proposto come volontario insieme ad alcuni amici della parrocchia, anche perché sapeva bene le lingue. «Mi avevano chiamato dal padiglione Europa», racconta, «ma ho scelto Caritas per la visione etica e cristiana che propone». Finora Alberto ha fatto due settimane a maggio: «Il turno della mattina permetteva di incontrare le scolaresche».
Il padiglione Caritas è un cubo spezzato, simbolo della condivisione come ricchezza. All’interno, i volontari guidano i visitatori in un’esperienza di dieci minuti, in cinque tappe. La prima è la conoscenza: il biglietto da visita è una mappa con i Paesi del mondo dove opera Caritas e un numero che continua a crescere, indicando i beneficiari dei suoi programmi da quando è partito Expo. Al centro dell’Edicola, il momento dell’emozione: l’installazione Energia del 1973 dell’artista Wolf Vostell, una cadillac cinta di pane avvolto in giornali. Consumismo da una parte, bisogno primario dall’altro; il mondo sazio e quello affamato. «Quello che colpisce molto», continua Alberto, «è vedere la Cadillac, nel 1973 simbolo di ricchezza e costosa quanto un appartamento, diventata ora un ferrovecchio. Nella vita le ricchezze sono altre».
La terza tappa è dedicata all’ingiustizia sociale. Una scultura fatta da monete da 1 e 5 centesimi (240.000 per un valore di 4.000 euro), metà delle quali compongono una torre: l’1% della popolazione mondiale ha infatti il 50% della ricchezza. Gli spiccioli sparsi intorno (6%) rappresentano quelli in possesso dell’80% degli abitanti del pianeta. Seguono spazi dedicati a tutte le volte che dividere moltiplica, dal Big Ben ai network lavorativi, e alla partecipazione, in cui il visitatore è invitato a registrare un videomessaggio.
Un’altra volontaria, Benedetta Cortesi, 20 anni e studentessa universitaria di Comunicazione interculturale, spiega di non essere credente. «Eppure condivido appieno il messaggio di dividere per moltiplicare. È quello che io stessa ho vissuto in prima persona con Caritas». Lo scorso agosto, infatti, su invito della sorella che svolge il servizio civile con l’associazione, ha partecipato a un “cantiere di solidarietà” in Nicaragua. «Tra donne vittime di abusi e ragazzini cresciuti alla scuola della violenza ho imparato che aiutando si riceve molto di più di quello che si dà», racconta. Quest’estate partirà nuovamente per il Libano. «Dopo l’esperienza in Nicaragua sono rimasta legata a Caritas», aggiunge. «Nel caso dell’Edicola a Expo ho pensato fosse un’occasione unica per aiutare tanti a vedere il rovescio della medaglia». Per questo, Benedetta dedica un’attenzione particolare nello spiegare ai visitatori la torre di monetine. Anna Todeschini, 67 anni, è invece un’insegnante di inglese in pensione con due figli adottivi, due biologici e altrettanti nipoti. Il volontariato è sempre stato presente nella sua vita. Sia laico che cattolico: gli scout, la scuola di italiano per adulti stranieri alla parrocchia del Rosario a Milano e il corso per le mamme arabe presso un’elementare di Quarto Oggiaro. «Con Caritas l’incontro è avvenuto grazie a mia mamma», racconta. «Lei aiutava al loro Servizio accoglienza milanese, ma io non sapevo bene cosa facesse. Quando nel 2000 è morta, ho ricevuto un biglietto di condoglianze talmente bello che sono andata a conoscerli». E così anche lei ha fatto per cinque anni la volontaria al Sam. A Expo, Anna sta mettendo a frutto le sue competenze in inglese e francese con i turisti stranieri.
Ancora, ecco fra i volontari Luigi Bossi, 64 anni, funzionario di banca in pensione. È il coordinatore delle attività di Caritas della sua unità pastorale nel Varesotto (Gazzada-Schianno-Lozza) ed è stato responsabile decanale per dieci anni. Un volontario di lungo corso insomma: «Iniziammo con la lettera Farsi prossimo del cardinal Martini per l’anno pastorale 1985-1986», racconta. Nella diocesi è stato uno dei primi a darsi disponibile per Expo. «Ciascuno ha dovuto fare prima un colloquio di selezione, poi un corso di formazione». Luigi sottolinea «la bella alleanza tra persone di diverse generazioni all’interno dell’Edicola», e come i visitatori apprezzino le spiegazioni dei volontari. Facendo il turno del mattino, nel pomeriggio ne ha approfittato per visitare gli altri padiglioni. I suoi consigli? Vaticano, Brasile, Azerbaigian e Kazakhistan